America Latina-Ue: accordo per un nuovo sviluppo comune, poi loro ci sfottono un po’…

di Enrico Oliari –

A qualche giorno dal vertice di Santiago del Cile fra i paesi Celac, la Comunità degli Stati dell’America Latina e Caraibi nata a Caracas nel dicembre 2011 sotto l’impulso del Presidente venezuelano Hugo Chavez, e l’Unione europea, il bilancio che se ne coglie non è dei più entusiasti, al punto che quasi non se ne è parlato sui media europei. Lo scopo era quello di dare vita ad un’alleanza strategica che serva gli interessi delle due parti “su un piano di uguaglianza” e con questo proposito il presidente cileno, Sebastian Piñera, e il numero uno della Commissione europea, José Manuel Durao Barroso, hanno aperto i lavori lo scorso 27 gennaio, i quali hanno coinvolto una sessantina di nazioni poste al di qua ed al di là dell’oceano Atlantico: “siamo convocati oggi per costruire una nuova alleanza strategica che possa lanciare uno sviluppo sostenibile, sulla base di investimenti di qualità tanto sul fronte sociale quanto su quello ambientale” – ha dichiarato il presidente del Cile, mentre Barroso ha spiegato che “Unione Europea e Celac sono entrambe organizzazioni regionali, ispirate da obiettivi comuni”, e che “la crisi globale dimostra come nessuna regione possa crescere a discapito di un’altra”. Ha poi aggiunto che “abbiamo cicli diversi: America Latina e Caraibi mantengono una crescita più robusta, ma affrontano altri problemi come la disuguaglianza o gli squilibri ambientali”; “occorre ora – ha concluso il capo della Commissione europea – combattere insieme per uno sviluppo sostenibile; l’America Latina rappresenta per l’Europa il migliore dei partner possibili”.
Soddisfazione per l’incontro è stata espressa anche dalla cancelliera tedesca Angela Merkel, sopranominata dalla stampa cilena “il capo dell’Europa”, la quale ha affermato di “voler portare a un altro livello le relazioni tra il Celac e l’Unione europea per pervenire ad un’associazione strategica tra pari”; come da sua indole, Merkel non ha perso occasione per rammentare, anche nel Nuovo continente, come sia necessario ridurre il debito pubblico per non mettere in crisi il futuro delle generazioni future.
I buoni propositi dei saluti di circostanza non hanno evitato però che gradualmente si andasse verso un clima di maggiore cautela, specialmente in materia di soldi, poiché le relazioni economiche tra i due mondi sono molto strette (l’Europa è il più grande investitore nell’America latina con il 43% degli investimenti diretti dall’estero, pari a 385 miliardi di euro nel 2010) e quindi, come ha sottolineato Piñera, viene ad essere necessario aiutare l’Europa a superare la crisi in quanto “ciò significa aiutare se stessi”.
Soddisfazione, per non dire entusiasmo, è invece stata espresso dall’organo ufficiale di Cuba, il Granma (dal nome della storica nave che alcuni combattenti rivoluzionari usarono per raggiungere Cuba dal Messico durante la rivoluzione del 1956), anche perché tocca proprio all’Avana la guida pro tempore del Celac: per il presidente Raul Castro Ruz il ventunesimo secolo sarà quello del cambiamento e del rilancio dell’America latina e, riferendosi all’incontro con l’Unione europea, ha affermato che “oggi i meccanismi d’integrazione rispettano la diversità e la pluralità, poichè è fondamentale che l’integrazione sostenga lo sviluppo con giustizia e con equità”.
Nel 2011 le esportazioni italiane di merci sono aumentate dell’11,4% rispetto al 2010, per un totale di circa 376 miliardi di euro, valore mai registrato in precedenza, ed in particolare l’aumento verso l’America latina, area di paesi emergenti, è stato del 27,3%. Nel 2011 il Lazio ha esportato in generale beni per 17,1 mld (+13,8% rispetto al 2010), andando bene Anche in America Latina: nel solo Brasile la nostra regione ha mandato beni per 121,6 mln di euro, in particolare medicinali (38,7 mln), macchinari, generatori e strumenti per la misurazione (mincomes).