Ciad. Alleanza con la Turchia nel cuore dell’Africa

di Giuseppe Gagliano

Il ritiro delle truppe francesi dal Ciad segna un capitolo cruciale nella riorganizzazione degli equilibri geopolitici nel Sahel. Un vuoto che non passa inosservato, specialmente a potenze emergenti come la Turchia, sempre più presente in Africa con una strategia diplomatica e commerciale a lungo termine. L’incontro tra il ministro ciadiano degli Affari esteri, Abderaman Koulamallah, e l’ambasciatore turco Cem Utkan, avvenuto in questo contesto, è emblematico di un cambio di paradigma che potrebbe ridisegnare le dinamiche di potere nella regione.
Da oltre un decennio, la Turchia ha intensificato la sua presenza in Africa, utilizzando una combinazione di soft power e diplomazia economica. A differenza delle vecchie potenze coloniali, come la Francia, Ankara si propone come un partner “alla pari”, enfatizzando il rispetto della sovranità nazionale e promuovendo relazioni basate su mutui benefici.
Con oltre 40 ambasciate aperte nel continente e un commercio bilaterale che ha superato i 25 miliardi di dollari nel 2022, la Turchia si è posizionata come un attore chiave, capace di offrire alternative agli schemi di dipendenza economica imposti dai vecchi paradigmi coloniali. L’incontro a N’Djamena riflette questa strategia: il Ciad, in cerca di nuovi alleati per compensare il progressivo disimpegno francese, vede nella Turchia un partner affidabile per sviluppare infrastrutture, sicurezza e commercio.
Il ritiro delle truppe francesi dal Ciad è solo l’ultimo segnale di un declino della presenza occidentale nel Sahel. Per decenni, Parigi ha dominato la regione con una rete di basi militari e alleanze politiche, giustificate dalla necessità di combattere il terrorismo jihadista. Tuttavia, il crescente malcontento popolare verso l’ingerenza francese, spesso vista come neocoloniale, ha reso insostenibile questa posizione.
Nel Ciad le proteste contro la presenza francese si sono intensificate negli ultimi anni, alimentate da una narrativa che associa la Francia a un controllo politico ed economico percepito come opprimente. Il governo di Mahamat Idriss Déby Itno, figlio del defunto presidente Idriss Déby, si trova ora in una posizione delicata: bilanciare il bisogno di sicurezza con l’esigenza di diversificare i partner internazionali.
L’incontro tra Koulamallah e Utkan si inserisce in questo contesto. Stando al comunicato ufficiale del Ministero degli Esteri Ciadiano, i colloqui si sono concentrati sul “rafforzamento della cooperazione bilaterale” in settori di interesse comune. Non è difficile immaginare quali siano questi settori: infrastrutture, tecnologia, agricoltura, e soprattutto sicurezza.
La Turchia ha già dimostrato di saper combinare efficacemente diplomazia e vendita di armamenti. I droni turchi Bayraktar TB2, ad esempio, sono diventati un simbolo della capacità di Ankara di offrire soluzioni tecnologiche avanzate a prezzi competitivi. In un Paese come il Ciad, dove le sfide alla sicurezza interna sono pressanti, questa offerta potrebbe rivelarsi cruciale.
Ma l’interesse turco va oltre la sicurezza. Il Ciad, con le sue vaste risorse naturali e una posizione strategica nel cuore dell’Africa, è un nodo fondamentale per qualsiasi potenza che voglia influenzare il Sahel. La Turchia, attraverso la sua iniziativa “African Partnership Policy”, mira a costruire relazioni durature basate su investimenti infrastrutturali e programmi educativi, due ambiti dove il Ciad ha urgente bisogno di supporto.
Un altro punto significativo dell’incontro è stata la condanna da parte di Cem Utkan dell’attacco recente contro il palazzo presidenziale a N’Djamena. Questo gesto non è solo un atto simbolico: rappresenta l’impegno turco a sostenere la stabilità politica del Ciad, elemento essenziale per qualsiasi progetto di sviluppo a lungo termine. Ankara, infatti, si presenta come un partner che non solo offre supporto economico, ma anche stabilità politica attraverso una cooperazione rafforzata.
Il rafforzamento delle relazioni tra Turchia e Ciad potrebbe avere implicazioni significative per la geopolitica regionale. Da un lato, Ankara guadagna un alleato chiave in una regione strategica, consolidando la sua presenza in Africa e contrastando l’influenza di potenze concorrenti come Cina e Russia. Dall’altro, il Ciad beneficia di un’alternativa alla dipendenza storica dalla Francia, diversificando le sue alleanze e accedendo a nuovi canali di sviluppo economico e tecnologico.
Tuttavia queste nuove dinamiche non sono prive di rischi. L’espansione turca in Africa potrebbe generare tensioni con altre potenze, mentre la transizione del Ciad verso una maggiore autonomia politica ed economica richiederà tempo e stabilità interna.
Quello tra Turchia e Ciad è un matrimonio d’interessi, ma anche una scommessa sul futuro. Se Ankara riuscirà a mantenere un equilibrio tra ambizioni economiche e rispetto per la sovranità locale, questa partnership potrebbe diventare un modello per il resto del continente. Nel frattempo, il ritiro francese dal Sahel segna la fine di un’era, aprendo la strada a un nuovo capitolo nella storia delle relazioni internazionali in Africa.