di Giuseppe Gagliano –
Uomini armati, probabilmente appartenenti al gruppo qaedista somalo Boko Haram, hanno attaccato questa notte una base militare in Ciad, uccidendo almeno 40 militari. Il fatto riflette l’instabilità che caratterizza la regione del Lago Ciad, dove gruppi estremisti come Boko Haram continuano a rappresentare una minaccia significativa. Il presidente ciadiano Mahamat Deby Itno ha subito dichiarato l’inizio di un’operazione militare per rintracciare i responsabili, anche se non è ancora chiaro chi siano gli aggressori.
Questo evento sottolinea la resilienza e la capacità di riorganizzazione di Boko Haram, che da oltre un decennio perseguita i paesi dell’Africa occidentale con attacchi mirati a destabilizzare i governi locali e a diffondere una visione radicale della legge islamica. La regione, già caratterizzata da una vulnerabilità economica e sociale, soffre ulteriormente a causa delle violenze, che ostacolano il ritorno delle organizzazioni umanitarie e rallentano la ricostruzione delle infrastrutture locali. Gli sforzi precedenti del Ciad per combattere il gruppo, in particolare un’operazione di successo nel 2020, avevano portato a un periodo di relativa calma, ma questo nuovo attacco dimostra che la minaccia è tutt’altro che sradicata. Sul fronte geopolitico, il Ciad è in una posizione delicata, poiché oltre a fronteggiare le insurrezioni interne, si trova a dover mantenere relazioni stabili con i vicini Niger, Camerun e Nigeria, anch’essi vittime delle incursioni di Boko Haram. Questa situazione complica ulteriormente la politica estera della regione, spesso influenzata da interessi internazionali, in particolare da parte di potenze come la Francia e gli Stati Uniti, che vedono in questa area un elemento chiave per la sicurezza globale contro il terrorismo jihadista.