Ciad. Il presidente Idriss Déby del partito MPS va verso il sesto mandato

di Alberto Galvi –

In Ciad si è votato per le elezioni presidenziali in cui il capo di stato uscente, Idriss Déby Itno, del partito MPS (Patriotic Salvation Movement) gode del favore di tutti i pronostici per aggiudicarsi un sesto mandato.
L’attuale presidente ha preso il potere con un colpo di stato militare nel 1990. In questa tornata elettorale è stato accusato di soffocare il dissenso prima del voto e leader più importanti dell’opposizione si sono ritirati dalla corsa, adducendo come motivazione attacchi contro la loro persona e i loro sostenitori da parte delle forze di sicurezza.
Déby ha governato una nazione profondamente frammentata, con più gruppi etnici e clan in lotta per il potere, mentre il suo clan è rimasto unito attorno al suo leader. Abdelkerim Idriss Déby, figlio di Deby Itno e vice capo di stato maggiore, è in prima linea a fianco di suo padre e Mahamat Aziz Saleh, un caro amico della first lady Hinda Déby Itno, è a capo del gabinetto.
Due degli altri figli del leader: Hissein Idriss Déby, uomo d’affari, e Fatimé Idriss Déby, vicedirettore della raffineria di petrolio di N’Djamena, hanno anche istituito i propri uffici di supporto, così come il cognato del presidente e aiutante di campo Khoudar Mahamat Acyl. Anche all’interno di questa cerchia ristretta, tutti sono in competizione e sono spesso alti funzionari statali.
A differenza del suo predecessore Hissène Habré, Idriss Déby è rimasto al potere per oltre 30 anni, grazie principalmente alla sua astuzia politica e abilità tattiche. I critici di Déby lo accusano però di utilizzare i proventi del petrolio per costruire reti di clientelismo e reprimere il dissenso.
Tra i candidati che hanno sfidato l’attuale presidente ci sono il suo ex primo ministro, Albert Pahimi Padacké e il leader ufficiale dell’opposizione, Félix Nialbe Romadoumngar del partito URD (Union for Renewal and Democracy), che è il secondo più grande nell’Assemblea nazionale.
In questa elezione si è candidata alla presidenza una donna, Lydie Beassemda, che è l’ex ministro dell’Agricoltura e ha lanciato la sua campagna per abbattere le rivalità etniche e migliorare i diritti delle cittadine ciadiane. Gli altri candidati sono: Théophile Yombombé e Baltazar Alladoum.
Inoltre ci sono state sette candidature che sono state respinte dalla Corte suprema e tre si sono ritirate, compreso il politico di opposizione di lunga data Saleh Kebzabo, che si è dimesso per protestare contro la violenza delle forze di sicurezza.
Gli sfidanti di Dèby si sono quindi ridotti da 16 a 6. In particolare, il principale avversario del presidente e secondo classificato alle elezioni del 2016, Saleh Kebzabo, è uno tra quelli che si sono ritirati dalla corsa, spianando la strada all’attuale leader che, nel 2018, ha modificato la Costituzione in modo che gli fosse consentito di rimanere al potere potenzialmente fino al 2033.
Il presidente ciadiano ha condotto la campagna elettorale principalmente con la promessa di pace e sicurezza in una regione che è stata scossa dalle insurrezioni islamiste. Il Ciad è stato infatti un alleato chiave nella campagna anti-jihadista dell’Occidente nel Sahel soprattutto in Mali e Niger.
Déby è tenuto in grande considerazione in Francia e dai capi di stato nel Sahel ma ha perso molto sostegno tra i suoi cittadini, anche se i gruppi che compongono la società civile ciadiana sono frammentati e raramente pesano collettivamente sulla politica nazionale. La cattiva gestione, la corruzione, il nepotismo e il calo dei prezzi del petrolio hanno infatti accresciuto in maniera massiccia la povertà.
Inoltre il presidente Déby ha mantenuto una salda presa sulle istituzioni militari e statali per mantenere il potere anche se una cultura di protesta popolare ha iniziato a prendere piede e una nuova generazione di attivisti ha iniziato a formare nuovi movimenti per la libertà.
I risultati provvisori delle elezioni sono previsti per il 25 aprile, mentre i risultati definitivi si avranno solo il 15 maggio.