Cile. Boric ha cambiato sei ministri dopo la bocciatura del referendum

di Alberto Galvi

Il presidente cileno Gabriel Boric ha cambiato sei ministri del suo governo a seguito della bocciatura del referendum per la nuova costituzione che lui stesso aveva sostenuto. L’ex ministro degli Interni Izkia Siches ha lasciato il suo posto a Carolina Toha. Giorgio Jackson, è stato rimosso dalla carica di segretario generale della Presidenza e assumerà la carica di ministro dello Sviluppo sociale, mentre Ana Lya Uriarte sta prendendo il suo posto. Boric ha anche designato i nuovi ministri della Salute, dell’Energia e della Scienza.
Il processo di riforma costituzionale che i cileni hanno respinto è iniziato nel 2019, quando nel paese sono esplose le proteste studentesche, innescate da un aumento dei prezzi dei trasporti pubblici che si è rapidamente trasformato in richieste più ampie di maggiore uguaglianza e maggiori protezioni sociali.
Poco meno dell’80 per cento dei cileni ha votato l’anno successivo a favore della modifica della costituzione. Successivamente hanno poi eletto nel 2021 i delegati a una convenzione costituzionale, per scrivere una nuova carta costituzionale che sostituisse quella imposta 41 anni fa dal generale Augusto Pinochet.
La costituzione dell’era Pinochet è stata ampiamente criticata per aver reso più ricche le aziende e le classi sociali più agiate a spese dei poveri e della classe lavoratrice.
Qualunque documento venga presentato dalla nuova convenzione è probabile che sarà molto meno ambizioso di quello bocciato pochi giorni fa: prevedeva tra l’altro territori indigeni autonomi, priorità all’ambiente, parità di genere, istruzione gratuita, assistenza sanitaria e diritto all’alloggio.