Cina. Cooperazione con lo Sri Lanka tra ambizioni e sfide geopolitiche

di Giuseppe Gagliano

Il recente incontro tra il presidente cinese Xi Jinping e il nuovo presidente dello Sri Lanka, Anura Kumara Dissanayake, ha sancito un ulteriore rafforzamento della cooperazione bilaterale tra i due Paesi. Con la firma di 15 accordi di collaborazione il 15 gennaio 2025, Pechino e Colombo hanno ribadito il proprio impegno a un partenariato strategico che tocca settori chiave come lo sviluppo tecnologico, l’economia digitale e le infrastrutture.
Da anni la Cina è un attore centrale nello sviluppo infrastrutturale dello Sri Lanka, grazie a massicci investimenti che rientrano nella Belt and Road Initiative (BRI). Opere come il porto di Hambantota e le autostrade finanziate da Pechino hanno trasformato l’economia srilankese, ma non senza polemiche. Le accuse di “trappola del debito” sono state al centro del dibattito internazionale, sollevando interrogativi sul costo reale della cooperazione cinese per la sovranità economica dello Sri Lanka.
Nonostante queste critiche, l’accordo per la ristrutturazione del debito bilaterale con la Cina, finalizzato nel 2024, ha rappresentato un passo cruciale per Colombo. Tuttavia, il Paese deve ancora ottenere nuovi fondi dal Fondo Monetario Internazionale (FMI) e dagli istituti finanziari cinesi per garantire una ripresa sostenibile.
La visita di Dissanayake in Cina segue a breve distanza il suo viaggio in India, sottolineando il tentativo dello Sri Lanka di bilanciare le relazioni con le due potenze regionali. Se da un lato Pechino rimane un partner economico fondamentale, dall’altro Nuova Delhi ha rafforzato la propria presenza con accordi energetici e di sicurezza, cercando di limitare l’influenza cinese nel vicino oceano Indiano.
Questo approccio riflette una strategia pragmatica: diversificare le partnership per evitare una dipendenza eccessiva da un singolo attore, preservando allo stesso tempo la propria autonomia politica ed economica.
Durante l’incontro, Xi Jinping ha ribadito l’intenzione di “tracciare una nuova visione per lo sviluppo delle relazioni bilaterali”. La Cina non è solo il principale partner commerciale dello Sri Lanka, ma anche il suo maggiore investitore diretto, un ruolo che Pechino intende consolidare nei prossimi anni.
Il presidente Dissanayake, da parte sua, ha accolto positivamente l’impegno cinese, ma ha sottolineato la necessità di promuovere il commercio bilaterale. L’obiettivo è incrementare le esportazioni srilankesi, come tè, abbigliamento e materie prime, oltre a stimolare il turismo cinese verso l’isola.
Nonostante i progressi, lo Sri Lanka continua a lottare con gli effetti del default sovrano e il peso del debito. L’alto costo della vita e l’inflazione rimangono sfide cruciali, soprattutto per le fasce più vulnerabili della popolazione.
Gli investimenti cinesi potrebbero rappresentare una spinta importante per la ripresa, ma solo se accompagnati da una gestione trasparente e sostenibile. Il rischio, altrimenti, è quello di perpetuare una spirale di dipendenza economica che potrebbe minare la stabilità a lungo termine del Paese.
La cooperazione tra Cina e Sri Lanka si inserisce in un contesto geopolitico complesso, dove gli equilibri regionali e le sfide economiche globali giocano un ruolo decisivo. Mentre Colombo cerca di navigare tra le pressioni di Pechino e Nuova Delhi, il successo di questa strategia dipenderà dalla capacità del Paese di sfruttare al meglio le opportunità offerte, senza compromettere la propria autonomia.
In questo contesto, il rafforzamento dei rapporti con la Cina rappresenta una scommessa ambiziosa, che potrebbe trasformare lo Sri Lanka in un nodo strategico della Belt and Road Initiative, ma che richiede anche cautela per evitare i rischi associati a una dipendenza eccessiva da Pechino.