Cina. Covid-19, l’ipotesi del laboratorio

di Giovanni Caprara

E’ possibile che il Covid-19 sia simile ad un virus che provocherebbe la bronchite infettiva aviaria. Questo perché già nel 2015 sarebbe stata depositata la richiesta di brevetto per un vaccino atto a curare tale malattia. Ciò avallerebbe la tesi che sia stato creato in laboratorio, probabilmente cinese, e confermata da una serie di eventi accaduti da settembre 2019 al 2 gennaio 2020, quando dall’Istituto di virologia di Wuhan è stata spedita una e-mail ai propri dipendenti dove si diffidava nel comunicare ad organi esterni i dati sulla sperimentazione di un virus. Nel mese di settembre, a sostegno di questo, si svolse una esercitazione militare nella zona di Wuhan, in funzione di arginare una infezione batteriologica. L’area dell’addestramento comprendeva anche l’aeroporto, dove si simulò un intervento verso un passeggero che accusava un malore. L’esercitazione fu per testare le capacità delle operazioni di soccorso verso un agente patogeno chiamato “coronavirus”. A chiudere le ipotesi su questi accaduti è proprio il laboratorio di Wuhan, infatti si tratta di un centro di massima sicurezza dove avrebbero combinato il coronavirus scoperto in una particolare specie di pipistrello cinese con un altro che causa la SARS nei topi. Questo accadde proprio nel novembre 2015 ed i risultati furono pubblicati dall’US National Library of Medicine.
Nel documento si descrive la creazione di un virus chimerico, composto con il Dna misto di CoV-SARS, modalità che consente agli scienziati di manipolare il virus senza timore di contagio, allo scopo di esaminare la potenziale minaccia dei coronavirus circolanti in modo da prevedere future emergenze sanitarie. Nei giorni scorsi la rivista The Lancet, probabilmente la più accreditata nel settore medico, aveva riportato che l’evidenza inziale di una persona infettata risaliva al primo dicembre 2019, ma il paziente non si era mai recato al mercato ittico di Wuhan, origine dell’infezione in base ai dati ufficiali. Dei primi 41 casi esaminati dal gruppo di ricerca cinese guidato da Chaolin Huang, dell’ospedale Jin Yin-tan di Wuhan, i primi avventori contagiati sono stati al mercato dopo il 10 dicembre. Su questo però c’è una nota distonica: il brevetto fu presentato da un istituto di ricerca inglese che si occupa di malattie infettive del bestiame. Dunque potrebbe trattarsi di un virus che l’azienda inglese ha venduto ai cinesi a mero scopo di lucro, e poi trasformato in agente patogeno militare per la guerra biologica. Ma in questo ultimo caso siamo nel pieno campo delle ipotesi.