Cina. Huawei: contromossa delle autorità attraverso la legge sull’intelligence

di Francesco Cirillo

La Cina è pronta ad attuare una riforma della legge inerente l’intelligence nazionale come azione aggressiva per le sanzioni portate avanti nei confronti della Huawei dai paesi occidentali. Per Pechino si tratta di un aggiornamento naturale della legge nazionale d’intelligence e appella ad una lettura accurata.
Il portavoce del ministero degli Esteri Geng Shuang ha respinto le accuse secondo le quali la legge metterebbe a repentaglio la privacy delle compagnie e ha spiegato che l’articolo 7 ed 8 del provvedimento riguardano le norme di intelligence.
Nella nuova legge l’articolo 7 obbliga le organizzazioni e gli individui a cooperare con l’intelligence nazionale secondo i termini della legge della Repubblica Popolare, mentre l’8 impone ai servizi segreti di operare nel rispetto dei diritti umani e nella salvaguardia delle compagnie secondo le normative.
Pechino è stata sorpresa nell’apprendere che la legge è stata analizzata altrove in modo parziale. Il portavoce del ministero degli Esteri spera in una nuova analisi più accurata.

Il caso del colosso cinese per le comunicazioni Huawei non è nuovo, ma ha avuto il suo culmine con l’arresto all’aeroporto di Vancouver della direttrice finanziaria del gigante cinese Huawei, Meng Wanzhou, figlia del fondatore ed oggi ad. Ren Zhengfei. Le autorità canadesi hanno provveduto al fermi della donna eseguendo un mandato d’arresto internazionale spiccato dagli Usa in quanto la Huawei avrebbe intrattenuto relazioni commerciali con l’Iran, paese sottoposto alle sanzioni di Washington.
L’eventuale messa sotto accusa della Meng, ancora in attesa di estradizione nonostante i termini siano scaduti, è tuttavia da leggersi in chiave politica, dal momento che non da oggi gli Usa accusano il colosso cinese di servirsi delle infrastrutture strategiche delle telecomunicazioni, in particolare la rete 5G, per spiare aziende, apparati governativi ed utenti, ed in novembre c’è stato l’invito della Casa Bianca ai paesi alleati di non servirsi della telefonia Huawei.