Cina. Il 20mo Congresso del PCC del 16 ottobre prossimo consoliderà il potere del presidente Xi

di Alberto Galvi

Il PCC (Partito Comunista Cinese) terrà il suo 20mo Congresso il 16 ottobre prossimo, con il presidente Xi Jinping che dovrebbe assicurarsi un terzo mandato e consolidare la sua leadership, mentre il premier Li Keqiang terminerà il suo mandato come premier nel 2022.
Il Congresso sarà composto da circa 2.300 delegati del Partito Comunista provenienti da tutto il paese per scegliere i membri del Comitato Centrale del partito, che conta circa 200 membri. Il giorno dopo il Congresso, il primo plenum del nuovo Comitato Centrale selezionerà i 25 membri del Politburo e i 7 membri del Comitato Permanente. A Xi dovrebbe essere nuovamente conferito il ruolo di segretario generale del Partito Comunista.
Le nomine più importanti del Congresso sono quelle che si uniranno a Xi nel Comitato permanente del Politburo. La possibilità di Xi di ricoprire un terzo mandato di cinque anni è stata fissata nel 2018, quando ha eliminato il limite massimo di due mandati per la presidenza.
I lavori per la nomina dei membri del Politburo durano circa una settimana, e si tengono ogni cinque anni, si svolgono principalmente a porte chiuse.
Il presidente Xi esercita un controllo in gran parte incontrastato sulle nomine chiave e sulle direttive politiche.
Durante il governo decennale di Xi ci sono state repressioni per la corruzione, che sono servite a sconfiggere i rivali politici, oltre a schiacciare il movimento pro-democrazia di Hong Kong; sono stati inoltre istituiti rigorosi blocchi per frenare la diffusione di Covid-19 nelle città. Ci sono state tuttavia rare proteste pubbliche contro i crescenti attriti con l’occidente e le tensioni con Taiwan.
La politica zero Covid-19 sarà rivista dopo l’incontro di ottobre, il che aiuterà l’economia a normalizzarsi dopo la crisi degli ultimi anni causata dalle restrizioni commerciali. Xi ha affrontato inoltre dure critiche dalla comunità internazionale sulla questione dei diritti umani per le politiche repressive nella regione nord-occidentale dello Xinjiang, che ha visto detenuti in un’ampia repressione circa un milione di uiguri e altre minoranze musulmane per questioni ufficialmente legate al terrorismo.
Inoltre l’assertività di Pechino nella regione dell’Indo-Pacifico ha portato a un aumento delle esercitazioni militari di paesi come Australia, India, Regno Unito e Stati Uniti; la Cina ha invece intensificato le manovre esercitative con la Russia e i suoi alleati.
Da quando Xi è diventato segretario generale del partito dieci anni fa ha costantemente consolidato il suo potere ed eliminato lo spazio per il dissenso e l’opposizione politica.