Cina. La comunità cattolica Hebei durante l’emergenza del COVID-19

di Alberto Galvi

In Cina in questo periodo di pandemia di COVID-19 è molto dura soprattutto per le minoranze religiose ed in particolare per quella cattolica e questo fin dall’inizio da quando l’epidemia di coronavirus ha attanagliato la città di Wuhan nel suo epicentro.
La città cinese è abitata da 11 milioni di persone e nel periodo di quarantena iniziato in 23 gennaio, è rimasta senza collegamenti di trasporto in entrata o in uscita, e i residenti si trovavano ad affrontare le code di cibo e la carenza di forniture essenziali tra cui maschere per il viso. 
In questa situazione di emergenza sanitaria che il governo cinese si è trovato a bloccare quasi 60 milioni di persone. Nel giro di poche settimane il numero di decessi per coronavirus nel paese asiatico aveva superato l’epidemia di SARS del 2003.
Mentre il virus si diffondeva, il Vaticano aveva inviato oltre 600 mila maschere in Cina. Le maschere erano destinate alle province di Hubei, Zhejiang e Fujian, dove l’epidemia ha colpito particolarmente duro. La provincia di Hebei è nota per avere la più grande comunità cattolica della Cina, con quasi 1 milione di seguaci. 
La comunità di Hebei è in parte formata da cattolici e si mescola liberamente con una società non religiosa più ampia. Anche all’interno delle famiglie cattoliche, alcuni membri possono anche non esserlo e far parte comunque della collettività. Tuttavia, il cattolicesimo rimane un pezzo forte delle identità e delle pratiche di quella comunità e dei suoi seguaci. 
In Cina non è facile per una comunità religiosa costruire una propria identità e nello stesso tempo non costituire una minaccia per il governo di Pechino.
I cattolici Hebei mantengono così la loro collettività attraverso forme meno evidenti di unità, come indossare il crocefisso sotto i loro vestiti piuttosto che mostrare evidenti segni di ornamenti religiosi.
Anche i cattolici cinesi, si sono adoperati in prima linea nell’aiutare a curare le persone infette da COVID-19. I materiali più richiesti sono stati guanti medici monouso, articoli sanitari, maschere e disinfettanti. Molte attività congiunte gestite dalla chiesa si svolgono in contesti di beneficenza.
Queste pratiche di solidarietà con cui aiutare la comunità sono in linea con gli ideali confuciani di porre il collettivo al di sopra di sé. Le scorte di forniture mediche sono state inviate anche a Wuhan e in altre città della provincia di Hebei, dove l’epidemia è stata più grave.
Inoltre a livello pratico la comunità cattolica Hebei per riuscire a continuare a praticare i riti della loro fede religiosa nonostante il distanziamento sociale ha utilizzato i servizi online, molto facilitati da un paese estremamente digitalizzato.
Tuttavia il più grande cambiamento per la comunità cattolica, è stato il passaggio dalle interazioni quotidiane in pubblico alla pratica strutturata in case private. La sera, i cattolici si riunivano per recitare il rosario, facevano la processione con croce, candele e incenso e celebravano la liturgia dell’Eucarestia.
Tutti questi rituali danno alla comunità un senso di appartenenza a una comunità come quella cattolica cinese fortemente vessata dal governo centrale.