Cina. La crisi ucraina: arriveremo alla “pace calda”?

di Francesco Cirillo

La crisi ucraina ha messo la leadership cinese dinanzi ad uno dei maggiori stress test per la sua politica internazionale. La Repubblica Popolare Cinese si trova oggi in una posizione delicata: da una parte deve mantenere la classica posizione di non ingerenza e di richiesta del rispetto della sovranità territoriale ucraina; dall’altra deve, per valutazioni strategiche, supportare indirettamente le operazioni belliche del Cremlino.
Se questo può mostrare un’ambiguità che potrebbe danneggiare la reputazione cinese, cioè l’immagine di potenza responsabile, certamente Pechino cercherà di ridurre i danni indiretti che arrivare dalla sua posizione. Wang Jisi, accademico cinese e professore presso la Scuola di Studi internazionali e presidente dell’Istituto internazionale di Studi strategici presso l’Università di Pechino, nonché autore del saggio “A Hot Peace: Is a Paradigm in U.S. – China Relations Emerging?”, afferma che nonostante le differenze politiche e di visione in ambito di relazioni internazionali le due grandi potenze, cioè Cina e Russia, hanno una forte interconnessione a livello economico e finanziario. Nonostante questioni come i diritti umani, il delicato caso di Taiwan e altre posizioni distanti tra le due leadership, le relazioni sino-statunitensi devono, secondo Wang, conservare un canale di comunicazione per continuare la cooperazione internazionale sui principali dossier, come la crisi climatica, che porti ad una convivenza sullo scacchiere internazionale.
La questione Ucraina è uno stress test che mette Pechino dinanzi ad una questione decisiva per la propria politica estera e le stesse relazioni sino-statunitensi: sopportare passivamente le operazioni belliche russe restando indifferenti oppure attivarsi per pressare la leadership russa a fermare i combattimenti.
Il futuro post-conflitto però potrebbe concedere un enorme opportunità a Pechino. Con un’economia russa che uscirebbe distrutta a livello finanziario e strutturale, la Cina diventerebbe un partner essenziale per la sopravvivenza economico-finanziaria dei russi. In cambio la Repubblica Popolare otterrebbe accesso al mercato russo, a risorse economiche primarie come gli idrocarburi e accesso alla tecnologia militare russa, aspetto quest’ultimo che diventerebbe essenziale per il processo di modernizzazione delle proprie forze armate al fine di ridurre il gap tecnologico e convenzionale con gli Stati Uniti.
Forse per la Cina è conveniente una “pace calda”, dove esistono differenze con gli Usa, ma un fronte unico sui principali dossier.