di Giuseppe Gagliano –
La Cina sta orchestrando una complessa strategia di diplomazia dei metalli per consolidare la sua posizione come leader nella transizione energetica globale. Questa politica si basa su accordi strategici con nazioni ricche di risorse minerarie, come l’Afghanistan e il Kazakhstan, per garantirsi l’accesso a materiali critici per le tecnologie green, quali rame e nichel.
L’inaugurazione della seconda miniera di rame più grande del mondo a Mes Aynak, nell’Afghanistan dei talebani, dopo anni di ritardi dovuti alla guerra, segna un passo significativo per Pechino. Questo progetto non solo allevia la carenza di rame della Cina, ma rafforza anche la sua influenza nell’industria mineraria globale.
In parallelo la Cina sta espandendo la sua presenza economica in Kazakhstan, un paese ricco di minerali essenziali per la produzione di veicoli elettrici e altre tecnologie pulite. Con investimenti significativi come la costruzione del Khorgos Gateway e di un hub container ad Aktau, Pechino sta trasformando queste regioni in snodi chiave per il trasporto e il commercio, riducendo i tempi di spedizione tra Cina ed Europa.
Questa strategia non solo facilita la transizione verso l’energia rinnovabile ma rafforza anche i legami diplomatici con i paesi partner, posizionando la Cina come un attore centrale nella lotta contro il cambiamento climatico. Tuttavia questo approccio ha sollevato critiche internazionali, con accuse di sfruttamento delle risorse locali a beneficio esclusivo di Pechino. Nonostante queste controversie, la Cina continua a perseguire la sua visione di una green economy, utilizzando la diplomazia dei metalli per assicurarsi un futuro energetico sostenibile e cementare la sua posizione geopolitica.