Cina. La “sovranista” Meloni in visita, ma salvaguardando la sudditanza agli Usa

di Giuseppe Gagliano

Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni si è recata in visita Cina, iniziativa rappresenta un nodo cruciale nella politica estera italiana, soprattutto in un contesto globale caratterizzato da tensioni geopolitiche sempre più marcate. Diversi gli incontri istituzionali, tra i quali con il premier cinese Li Qiang, il presidente Xi Jinping, il presidente dell’Assemblea del Popolo Zhao Leji e il segretario del Partito Comunista di Shanghai Chen Jining. Questi incontri non sono semplicemente formali, ma segnano un punto di svolta nelle relazioni tra Italia e Cina, riflettendo l’importanza strategica che Pechino riveste per Roma. La decisione di Meloni di recarsi in Cina è particolarmente significativa alla luce del passato recente: nel marzo 2019 l’allora premier Giuseppe Conte aveva firmato l’adesione dell’Italia alla Nuova Via della Seta, un’iniziativa di grande portata promossa dalla Cina per creare una rete globale di infrastrutture e scambi commerciali. Tuttavia nel dicembre dell’anno scorso Meloni ha disdetto l’accordo per evitare il rinnovo automatico nel marzo 2024, evidenziando un riposizionamento dell’Italia in linea con le strategie degli Stati Uniti. Questo avviene in un contesto di crescente allineamento della diplomazia europea alle posizioni americane, che da tempo indicano la Cina come il principale avversario geopolitico.
La complessità delle relazioni con Pechino è evidente anche nelle scelte economiche di Washington. Ad esempio il presidente Joe Biden ha bloccato nuovi investimenti americani in Cina nei settori avanzati come i semiconduttori e l’intelligenza artificiale, ma ha evitato di toccare gli investimenti già in atto, che nel solo settore finanziario ammontano a oltre 70 miliardi di dollari. Anche l’Italia ha una forte presenza economica in Cina, con oltre 1.600 aziende operanti in settori come il tessile, la meccanica, la farmaceutica e l’energia, per un totale di investimenti diretti che superano i 15 miliardi di euro.
La sfida per il governo Meloni è dunque quella di mantenere un delicato equilibrio: non deludere gli alleati americani e allo stesso tempo non alienarsi il governo cinese.
La tempistica della visita di Meloni è strategica. L’Italia, recentemente esclusa dalla rielezione di Ursula von der Leyen da parte di Francia e Germania, cerca di mantenere una certa autonomia nelle sue relazioni internazionali. La Germania, per la prima volta dopo otto anni, non considera più la Cina come il suo principale partner commerciale, mentre la Francia deve affrontare un deficit commerciale crescente con Pechino. In questo contesto Meloni cerca di negoziare una posizione che consenta all’Italia di difendere i propri interessi economici senza compromettere le sue alleanze occidentali. Un punto di convergenza tra Italia e Cina potrebbe essere la guerra in Ucraina. Nonostante le posizioni apparentemente opposte, con la Cina vicina alla Russia e l’Italia a sostegno dell’Ucraina, entrambi i paesi sembrano aperti a una soluzione negoziata del conflitto. Questo potrebbe rappresentare un terreno comune su cui lavorare per migliorare le relazioni bilaterali e promuovere la stabilità globale. In sintesi, la visita di Meloni in Cina è un tentativo di bilanciare gli interessi economici e strategici dell’Italia in un contesto internazionale sempre più complesso e polarizzato. Riuscire a mantenere buoni rapporti sia con Pechino che con Washington sarà fondamentale per garantire la stabilità e la prosperità del paese nei prossimi anni.