Cina. Possibili reazioni ai dazi Ue sulle auto elettriche

di Giuseppe Gagliano

L’introduzione di dazi sulle auto elettriche cinesi da parte del G7 potrebbe scatenare reazioni estremamente dannose da parte della Cina, con ripercussioni particolarmente significative per il settore agroalimentare europeo. Questa misura protezionistica è stata motivata dalla necessità di tutelare l’industria automobilistica dei paesi del G7, messa a dura prova dalla crescente competitività delle auto elettriche cinesi, spesso vendute a prezzi molto bassi grazie anche a sussidi governativi.
Tuttavia l’imposizione di dazi sulle auto elettriche cinesi rischia di avere effetti a catena ben oltre il settore automobilistico. La Cina, uno dei principali partner commerciali dell’Europa, potrebbe rispondere con misure di ritorsione che colpirebbero settori economici vitali per il Vecchio continente, tra cui l’agroalimentare. Questo comparto rappresenta una parte significativa delle esportazioni europee verso la Cina, includendo prodotti di alto valore come vino, formaggi, carni e prodotti ortofrutticoli.
La Cina ha già dimostrato in passato la sua capacità di reagire con forza alle misure commerciali che considera ingiuste. In risposta ai dazi sulle auto elettriche, Pechino potrebbe decidere di imporre restrizioni sulle importazioni di prodotti agroalimentari europei. Questo potrebbe includere tariffe elevate, ma anche altre barriere non tariffarie come restrizioni sanitarie e fitosanitarie, ispezioni più severe e ritardi nei porti. Tali misure avrebbero un impatto immediato e diretto sui produttori europei, riducendo l’accesso a un mercato chiave e causando potenziali perdite finanziarie significative.
Le conseguenze economiche di queste misure di ritorsione sarebbero ampie e profonde. I produttori agricoli europei, già sotto pressione per l’aumento dei costi di produzione e le difficoltà logistiche legate alla pandemia, vedrebbero diminuire la loro competitività internazionale. Inoltre la perdita di quote di mercato in Cina potrebbe non essere facilmente recuperabile, considerando la rapida crescita della produzione agricola locale e la capacità della Cina di diversificare i propri fornitori internazionali.
La tensione commerciale tra il G7 e la Cina potrebbe anche avere implicazioni geopolitiche più ampie. Le relazioni tra l’Europa e la Cina, già complicate da questioni legate ai diritti umani, alla sicurezza e alla tecnologia, rischierebbero di deteriorarsi ulteriormente. Questo contesto di crescente antagonismo potrebbe ostacolare la cooperazione in altri settori cruciali, come la lotta al cambiamento climatico e la gestione delle crisi sanitarie globali.
In altri termini mentre l’imposizione di dazi sulle auto elettriche cinesi può sembrare una misura necessaria per proteggere l’industria automobilistica del G7, le sue ripercussioni potrebbero essere molto più ampie e dannose. La risposta cinese potrebbe colpire duramente il settore agroalimentare europeo, causando perdite economiche significative e aumentando le tensioni geopolitiche. È quindi essenziale che i governi del G7 valutino attentamente le possibili conseguenze delle loro politiche commerciali e considerino soluzioni che possano mitigare i rischi di un’escalation conflittuale.
Questa decisione riflette una linea politica che, sebbene presentata come una misura di protezione dell’industria automobilistica locale, è in gran parte influenzata dalla strategia americana di contenimento della crescente influenza economica e tecnologica della Cina.
L’Europa, nonostante la sua considerevole potenza economica e la sua aspirazione a un ruolo geopolitico indipendente, sembra spesso allinearsi con le priorità statunitensi in ambito internazionale. Questo fenomeno è visibile in vari ambiti, dalla politica estera e di sicurezza alla regolamentazione commerciale e tecnologica. La scelta di imporre dazi sulle auto elettriche cinesi può essere letta come un atto che va nella direzione voluta da Washington, interessata a limitare la penetrazione cinese nei mercati globali e a contenere l’ascesa di Pechino come leader nel settore delle energie rinnovabili e della tecnologia avanzata.
Questa dinamica di sudditanza si manifesta in un contesto in cui l’Europa deve far fronte a molteplici sfide economiche e geopolitiche, inclusa la guerra in Ucraina. Gli ingenti investimenti europei per sostenere Kiev rappresentano un peso significativo sulle finanze dei paesi europei, e la dipendenza dalla leadership americana in questo conflitto è evidente. Gli Stati Uniti hanno guidato la risposta occidentale all’aggressione russa, e l’Europa ha seguito, spesso mettendo in secondo piano le proprie priorità economiche e strategiche.
L’incapacità dell’Europa di sviluppare una politica estera e commerciale veramente autonoma è ulteriormente evidenziata dalle possibili conseguenze dei dazi sulle auto elettriche. Questa prospettiva mette in luce i limiti della strategia europea, che rischia di compromettere la propria stabilità economica in nome di un allineamento con le politiche protezionistiche americane.
Il rischio è che, continuando su questa strada, l’Europa possa perdere ulteriormente la propria capacità di influenzare il quadro geopolitico globale in modo indipendente. La dipendenza dalle decisioni strategiche americane limita le opzioni dell’Europa e ne riduce l’efficacia come attore autonomo sulla scena internazionale. Per sviluppare una reale autonomia politico-economica, l’Europa dovrebbe perseguire un approccio più equilibrato e indipendente, cercando di bilanciare le proprie relazioni con gli Stati Uniti e la Cina, e rafforzando al contempo la propria capacità di azione indipendente.