di Giuseppe Gagliano –
La recente disputa commerciale tra Cina e Unione Europea, scaturita dalle tariffe imposte sui veicoli elettrici (EV) cinesi, rappresenta un momento cruciale nelle relazioni geopolitiche ed economiche tra due dei principali attori globali. L’UE, preoccupata dall’aumento esponenziale delle importazioni di EV cinesi, ha deciso di applicare dazi aggiuntivi variabili tra il 17,4% e il 37,6%, in aggiunta ai già esistenti dazi del 10%. Questa mossa ha spinto Pechino a presentare un reclamo formale presso l’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO), segnando l’inizio di una potenziale nuova crisi commerciale.
La decisione dell’UE di imporre ulteriori dazi sui veicoli elettrici cinesi sembra essere motivata da due principali fattori: protezione industriale e preoccupazioni geopolitiche. Da un lato i produttori europei di auto, già sotto pressione a causa della transizione energetica e della competizione globale, vedono l’afflusso massiccio di veicoli elettrici cinesi come una minaccia diretta alla loro sopravvivenza. Le case automobilistiche cinesi, grazie al sostegno governativo e ai costi di produzione inferiori, sono in grado di vendere EV a prezzi altamente competitivi, rendendo difficile per le controparti europee mantenere la loro quota di mercato.
Dall’altro lato le tensioni geopolitiche tra occidente e Cina, esacerbate dalle questioni legate ai diritti umani, alla sicurezza cibernetica e al controllo delle tecnologie emergenti, hanno contribuito a irrigidire le posizioni di Bruxelles. L’UE sta cercando di limitare la sua dipendenza da Pechino in settori chiave, come quello delle tecnologie verdi, per evitare di trovarsi in una posizione di vulnerabilità strategica.
La Cina ha reagito con fermezza, presentando un reclamo al WTO per proteggere i propri interessi economici e industriali. La mossa del ministero del Commercio cinese non è solo una difesa del settore automobilistico, ma anche un segnale forte alla comunità internazionale che Pechino non intende tollerare misure protezionistiche che, secondo il governo cinese, violano le regole del commercio internazionale.
Le implicazioni di questo scontro vanno oltre il settore automobilistico. Se la disputa dovesse intensificarsi, potrebbe influenzare negativamente le relazioni economiche tra Cina ed Europa in altri settori, con ripercussioni sui flussi commerciali globali. Inoltre il ricorso al WTO da parte di Pechino potrebbe mettere alla prova l’efficacia dell’organizzazione stessa, già sotto pressione a causa delle tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina negli ultimi anni.
Questo nuovo capitolo nelle relazioni sino-europee evidenzia le sfide che entrambe le parti devono affrontare in un contesto globale sempre più complesso. Mentre la Cina cerca di consolidare la sua posizione di leadership nelle tecnologie verdi, l’Europa è determinata a proteggere le proprie industrie e a ridurre la dipendenza dalle importazioni cinesi. Tuttavia una strategia di confronto prolungato potrebbe danneggiare entrambe le economie, già provate da anni di incertezze economiche e geopolitiche.
La controversia sui dazi potrebbe rappresentare solo l’inizio di una fase più tesa nelle relazioni tra Cina e UE. Entrambe le parti dovranno valutare attentamente le loro prossime mosse per evitare che una disputa commerciale si trasformi in una crisi geopolitica di vasta portata, con conseguenze imprevedibili per l’economia globale e la stabilità politica internazionale.