Cina. Si moltiplicano le proteste dei cittadini contro gli impianti inquinanti. Scontri a Ningbo

di Giacomo Dolzani –

Non sembrano placarsi in Cina le ormai sempre più frequenti manifestazioni popolari volte ad impedire la costruzione o l’ampliamento di impianti industriali inquinanti nei pressi dei centri abitati.
La stessa popolazione che fino a pochi anni fa era disposta a subire soprusi di ogni tipo, sottostando senza protestare alle politiche discutibili del proprio governo, ha infatti cominciato a manifestare pubblicamente il proprio dissenso, finendo spesso per scontrarsi con la violenza delle Forze di sicurezza cinesi.
L’ennesima occasione per una rivolta di piazza è stata la decisione del governo di ampliare l’impianto petrolchimico sorto nei pressi di Ningbo, città della Cina orientale che conta oltre 3 milioni e mezzo di abitanti, nel distretto di Zhejiang.
Lo stabilimento, appartenente ad una succursale della China Petroleum and Chemical Corporation (la compagnia petrolifera nazionale), è infatti fonte di forte inquinamento e malattie nella numerosa popolazione che vive nelle vicinanze; per questo motivo la decisione di espandere l’impianto ha generato nelle ultime ore gravi scontri, con diversi feriti tra polizia e manifestanti i quali, per nulla scoraggiati, hanno cercato di radunarsi nuovamente oggi fino all’arrivo delle Forze dell’ordine che sono immediatamente intervenute disperdendo migliaia di persone in protesta.
Già l’estate scorsa in centinaia, nella provincia del Sichuan, hanno manifestato contro la costruzione di uno stabilimento metallurgico, ottenendo la cancellazione del progetto e, a quanto pare, anche l’iniziativa odierna ha dato i suoi frutti; le autorità hanno infatti ceduto un’altra volta, annunciando di aver intenzione di rivedere il progetto.