Cinema curdo: Yilmaz Guney

Il cinema di Yilmaz Guney 36 anni dopo la sua morte.

di Shorsh Surme

Con la fine del secolo scorso il cinema curdo ha cominciato a fiorire, in particolare in seguito alla sconfitta e alla rimozione di Saddam Hussein e al rafforzamento dell’autonomia della regione del Kurdistan.
Dal 2000 in poi un’ondata di registi provenienti da tutte le parti del grande Kurdistan e della diaspora hanno prodotto una sfilza di film, ottenendo riconoscimenti internazionali e vincendo premi presso prestigiosi festival cinematografici.
Qui vogliamo parlare del padre del cinema curdo: Yalmaz Guney.
Nato il 1 aprile 1937 a Yenice nella provincia di Adana del Kurdistan della Turchia (Kurdistan del Nord), era un regista, sceneggiatore, scrittore e attore curdo, che ha prodotto i film in lingua turca.
I suoi genitori erano curdi della provincia di Mus ed erano immigrati ad Adana per lavorare come braccianti nei campi di cotone.
La carriera di Yalmaz venne presto alla ribalta nell’industria cinematografica turca. Molti dei suoi lavori sono stati dedicati alla situazione della società curda e turca.
Yilmaz Guney vinse la Palma d’Oro con il film Yol (La strada), che aveva co-prodotto con Serif Goren e presentato al Festival di Cannes nel 1982. Lui era un oppositore di tutti i governi che si sono succeduti in Turchia a causa del suo impegno a favore del suo popolo e i suoi ritratti di cultura e la lingua Curda nei suoi film.
Yalmaz era stato accusato di aver ucciso un giudice: nel 1974 era stato condannato, in un processo controverso, nel quale aveva sempre dichiarato la propia innocenza. Subito dopo lasciò il paese e gli fu ritirata la cittadinanza.
Il giovane Yilmaz era cresciuto tra la classe operaia, forte background per i suoi lavori, che generalmente venivano focalizzati su una rappresentazione realistica degli strati oppressi e degli emarginati della popolazione. Guney aveva studiato legge ed economia presso le università di Ankara e di Istanbul, ma all’età di 21 si trovò attivamente coinvolto nel film-making.
Questa nuova tipologia di registi cominciarò ad usare immagini più realistiche di vita turco curda. Yilmaz Guney è stato uno dei nomi più popolari in questo contesto, era un giovane attore burbero, che ha guadagnato il soprannome di Cirkin Kral (“il re brutto”) o di “Pashay Nashirin”, in curdo.
Dopo aver lavorato come sceneggiatore apprendista e assistente di Atif, Yilmaz Guney è comparso in oltre 20 film all’anno ed è diventato uno degli attori più popolari in Turchia.
I primi anni ’60 sono stati anni duri con la limitazione della libertà in Turchia.Proprio in quel periodo Güney fu posto in arresto dal 1960 al 1962. In carcere cominciò a scrivere e i suoi scritti furono etichettati come “scrittura comunista”.
La situazione politica del paese e il rapporto di Guney con le autorità divennero ancora più tese. Non contento del suo status di stella cinematografica turca, Guney iniziò a dirigere i propri film.
Del 1968 la fondazione della sua società di produzione: la Guney Filmcilik.
Furono prodotti i film che rispecchiavano il sentimento del popolo Curdo ma anche quello del popolo Turco.
I suoi film: Umut (Speranza, 1970); Aci (Pain, 1971); Il Hopeless (1971), Agit (Elegy, 1972) (Elegia). Umut in Italiano (speranza) fu considerato il primo film realistico di cinema turco, il regista americano Elia Kazan fu tra i primi a lodare il film; Umut è un film poetico, completamente nativo, non un’imitazione di Hollywood o di uno qualsiasi dei maestri europei.
Dopo il 1972 però Guney avrebbe trascorso la maggior parte della sua vita in prigione. Arrestato per aver ospitato studenti anarchici, Guney è stato imprigionato durante la pre-produzione di Zavallılar (Il Misarabile, 1975), e prima di completare Endişe (Preoccupazione, 1974), che è stato terminato nel 1974 con l’assistenza di Guney e di Serif Goren. Quest’ultimo ha diretto diversi script che Guney scriveva e aveva scritto in carcere nel corso dei dodici anni.
Malauguratamente Güney si trovò impossibilitato ad interpretare Cevher (2), dovendo subire un ulteriore arresto per aver dato rifugio ad alcuni dissidenti anarchici; a tale condanna si aggiunsero 19 anni di carcere, da scontare per aver sparato ad un giudice, Sefa Mutlu, che l’aveva provocato durante una cena. Scollegato dalle classi subalterne, da cui prendeva tutta la sua ispirazione per ridipingere il microcosmo turco, e rinchiuso nell’isola di Imrali (la stessa che decenni dopo ospiterà la carcerazione di Ocalan), dovette sopportare anche la messa al bando delle sue opere, ordinata nel 1980 dalla nuova giunta militare. Rocambolescamente fuggito prima in Svizzera e poi in Francia, si nascose sotto falso nome per sfuggire ai servizi segreti turchi: al punto che la stessa figlia (all’epoca studentessa) finse di non conoscere il nome di quel regista turco che, come le disse l’insegnante, aveva appena trionfato al Festival di Cannes. Due anni dopo la Palma d’oro.
Il primo matrimonio di Guney era con la collega attrice turca Nebahat çehre, co-protagonista al fianco di Guney diversi film. La loro relazione iniziò nel 1964 e si sposarono nel 1967. Prima del suo matrimonio, Guney divenne padre di una bambina, Elif Guney Putun, dal suo rapporto con Birsen Can Unal.
Purtroppo sopraggiunse la morte, causata da un tumore allo stomaco. A distanza di 36 anni, basta rivedere le immagini della vittoria di Cannes per avere un’idea della vitalità del cinema di Guney: oggetti d’analisi artistica e politica, i suoi film appaiono ancora oggi come uno sguardo sugli ultimi, spogli di retorica, carichi di denuncia.

Note:
1) Rudaw English.
2) Yannick Aiani, autore de Il cinema ritrovato.