Cipro. Erdogan non vuole ritirare i soldati. Per Gutierres servono garanzie alle potenze garanti

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Nonostante la disillusione iniziale, l’incontro voluto dal segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres a Ginevra sulla “Questione di Cipro” ha lasciato trasparire un velo di ottimismo. Erano presenti oltre alla rappresentanza Onu il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, la Pesc Federica Mogherini e i ministri degli Esteri di Grecia, Nikos Kotzias, Turchia, Mevlut Cavusoglu e Gran Bretagna, Boris Johnson, nazioni “garanti” della sicurezza dell’isola.
Il presidente della Repubblica di Cipro, Nicos Anastasiades, ha parlato di “una strada che apre la porta alla speranza”, e sarebbero state superate due questioni spinose quali la composizione di un futuro governo federale e la ripartizione del territorio anche per favorire il reinsediamento degli abitanti costretti a lasciare le loro terre nel 1956.
La formazione di uno stato federale darebbe alla minoranza turco-cipriota una forte autonomia, ovvero una regione che interesserebbe il 28,2 per cento del territorio contro il 37% attuale, mentre alla Turchia spetterebbe l’1%.
Lo scoglio rimasto, al momento non superabile per le posizioni ferme, è la presenza di 30mila militari turchi sull’isola, che secondo Anastasiades devono essere ritirati nel momento in cui Cipro dovesse venire riunificata.
La cosa è per il presidente turco Recep Tayyip Erdogan “fuori questione”, ed i greci e i turchi di Cipro hanno “aspettative diverse”.
Inoltre, se le altre potenze garanti (Grecia e Gran Bretagna) si sono dette disponibili a ritirarsi e quindi a recedere dall’accordo del 1959, Ankara ancora non ha fatto sapere nulla.
Per Guterres è quindi fondamentale trovare “un nuovo sistema che garantisca le preoccupazioni relative alla sicurezza delle comunità greco-cipriote e turco-cipriote”.