Claudio Bonvecchio, ‘L’Europa come Amleto, perché non sa decidere’

a cura di Enrico Oliari

“L’Europa è come Amleto, perché non sa decidere, non decideva allora e non decide oggi”. E’ un carrozzone che è povero di identità e di capacità di riferimento quello che vede Claudio Bonvecchio, ordinario di Filosofia delle Scienze sociali e presidente del Consiglio di corso di studi in Scienze della Comunicazione presso l’Università degli Studi dell’Insubria (Varese), un quadro che lascia gelida la platea che lo è venuto ad ascoltare all’Upad di Bolzano per la conferenza L’uomo e il futuro dell’Europa. L’Europa deve rianimare il suo autentico ideale comunitario, scomunicato dall’attuale Costituzione ad impronta razionalista e mercantile.
“L’Unione Europea non decide su temi centrali quali ad esempio l’immigrazione – spiega Bonvecchio -, non riesce ad avere un ruolo internazionale nelle varie arie di crisi come il Corno d’Africa”. D’altro canto – si chiede – “Qual è l’Europa?”. Grecia, i paesi Baltici e quelli dell’est sono europei ma potrebbero anche non esserlo per i differenti valori e punti di riferimento che hanno, per cui “l’Europa resta un’espressione geografica ambigua e politicamente ancora più ambigua. Avendo fatto solo un’Unione Europea economica e non politica, vien da chiedersi cosa significhi essere europei… si sono concentrati tutti sugli aspetti economici, ed il Parlamento legifera su latte, riso, persino sei mesi di discussioni sulla lunghezza dei profilattici, ma non sulle cose essenziali, e ciò ha comportato uno scollamento e da qui incertezza”. “Indubbiamente – spiega il professore – ci sono stati dei vantaggi, come le frontiere aperte, ma l’individuo sperava di avere un riferimento che non ha trovato. Da questo punto di vista la situazione è addirittura peggiorata rispetto all’epoca della Guerra Fredda”.
Tuttavia in quest’epoca non è solo l’idea di Europa ad essere in crisi: “anche la famiglia lo è, aumentano i divorzi, il tasso di natalità è drasticamente sceso. La politica stessa è in crisi, basti vedere la bassa percentuale di votanti, segno che la gente si disinteressa, ed uno dei motivi è la mancanza di un retropensiero nei partiti che si propongono, nelle campagne elettorali non viene presentata una visione del mondo ma solo prodotti in svendita, terreno fertile questo per gli estremi, che mantengono invece una loro visione”.
Per Bonvecchio l’incertezza si è tradotta in un dramma identitario del cittadino medio, che unito alla crisi identitaria dell’Europa “può arrivare a deflagrare”. In questa situazione “si cercano capri espiatori come le migrazioni, c’è odio verso l’altro, anche per l’incapacità dei governi di garantire la sicurezza. Non a caso il ministro Minniti, che viene dal Comunismo e quindi con una visione sociale, ha parlato di ‘rischio di una guerra sociale’”. Ed osserva che “nel Dopoguerra i partiti avevano una visione di insieme, idee di tolleranza, prospettive comuni, ma questo è sparito e si rischia di non vedere la via d’uscita”.
“Tra i giovani c’è carenza di cultura, ed un altro problema è la tecnologia… chi la controllerà, chi controllerà internet, escluderà chi vorrà: c’è un discollamento tra cultura e tecnologia, cosa che può portare ad una tecnologia a sé in una realtà dove già oggi siamo controllabili attraverso cellulari e satelliti”.
La fotografia che fa Bonvecchio non è tuttavia quella di una disfatta totale, perché è ancora possibile lavorare per riportare ordine e scopo alle idee: “La cosa essenziale è insegnare a quelli che stanno attorno a noi una nuova cultura, dar vita a un nuovo rinascimento pensando a tutto quello che ho detto di negativo e trasformarlo in positivo: tolleranza innanzitutto, intesa come rispetto reciproco, uguaglianza, che passa anche dal dare chances di vita dignitosa, mettere al primo posto l’uomo. La cultura deve essere anche assimilazione di ciò che la tradizione ci ha dato. Io penso che sia questa la scommessa del futuro, creare situazioni nuove. Tutti noi siamo arbitri del nostro destino, e dobbiamo lasciare il mondo un po’ migliore di come lo abbiamo trovato, un mondo che dia felicità, parola che metterei, come avviene negli Usa, nella Costituzione”.