Concerto europeo

di Marco Corno

La fine dell’unipolarismo americano nel 2008, in conseguenza della grave crisi economico-finanziaria, e la nascita di un ordine internazionale multipolare ha portato a conseguenze geopolitiche impreviste in Europa in cui la Ue è stata via via corrosa dal ritorno degli Stati-nazione come principali soggetti giuridici della comunità internazionale nella sfida contro il terrorismo fondamentalista islamico, il fallimento economico della Grecia, il flusso migratorio proveniente dal Medio Oriente e dal Nordafrica e la crisi ucraina. Sembra che l’ordine europeo stia ritornando alla sua anarchia più grezza tipica dell’Ottocento storico (1815-1914) quando la politica di potenza e la logica dell’equilibrio europeo prevaleva all’interno di un quadro ideologico comune nel quale gli interessi contrastanti erano considerati l’unica variabile indipendente.

Partendo da ovest la penisola iberica si ritrova ad essere isolata dal resto dello scenario europeo impegnata a contenere i nazionalismi autoctoni nonché principali sfidanti all’integrità territoriale della Spagna colpita anche da una grave crisi di legittimazione politica molto simile alla monarchia spagnola dei primi anni della restaurazione (1815-1822), imponente di fronte ai movimenti indipendentisti coloniali nell’America latina fautori della disgregazione dell’impero coloniale di Madrid e del suo rango di grande potenza.
La Francia di Macron tenta invece disperatamente di ritornare a ricoprire un ruolo di primo piano in Europa e nel mondo cercando di sfruttare il caos geopolitico dell’area euro-mediterranea a proprio favore sulla linea della politica estera del ministro degli Esteri francesi Talleyrand che riuscì, grazie al principio di legittimità e alle controversie tra Inghilterra e Impero austriaco da una parte e Impero zarista e Prussia dall’altra circa la natura del nuovo ordine europeo post-napoleonico, a far ricoprire un ruolo di primo piano alla Francia restaurata dal Congresso di Vienna (1814-1815).

Chi invece ha e avrà un ruolo de iure et de facto nell’equilibrio europeo è la Germania della cancelliera Angela Merkel. Lo sconvolgente risultato del referendum britannico (2016) ha” scoperchiato un vaso di Pandora” dalle conseguenze imprevedibili, accelerando sempre di più il ritorno al “Concerto Europeo”. Le recenti dichiarazioni del primo ministro inglese circa una “hard Brexit” fanno presagire il ritorno dell’Inghilterra a grande impero non più coloniale ma finanziario con la city londinese perno del Commonwealth britannico. Berlino si trova quindi di fronte alle grandi sfide che indeboliscono sempre di più la già fragile Europa, a dover adottare una politica internazionale neo-bismarckiana (molto simile alla diplomazia intrapresa dal cancelliere Otto von Bismarck dal 1871 al 1890) ponendo la Bundesrepublik corifeo dell’equilibrio europeo di fronte alla minaccia inglese che, senza più vincoli a Bruxelles, potrebbe decidere di intraprendere una politica estera invasiva sfruttando l’euroscetticismo di molti paesi al fine di creare un’Europa ex novo. I pericoli maggiori provengono dalla Mitteleuropa in particolare dalla Polonia che diventerebbe, giusto per citare un detto di Charles De Gaulle, il “cavallo di troia” degli interessi britannici in questa regione data la sua natura sia russofoba che germanofoba. Londra ha tutti gli interessi a sostenere il progetto geopolitico polacco denominato Trimarium (di cui fanno parte anche Ungheria, Slovacchia, Repubblica Ceca, Croazia, Estonia, Lettonia e Lituania) volto creare una grande area cuscinetto economica-militare, una specie di grande confederazione polacco-lituana, per impedire l’unificazione della Gerussia (Germania e Russia), incubo isterico delle potenze insulari e sogno utopico degli ex imperi continentali. La cancelliera Merkel, conscia di tali fatti, vorrebbe stipulare una nuova “alleanza” dei tre imperatori (Dreikaiserbund 1881) sotto forma di conventio ad excludendum formata da Francia, Germania e Russia in funzione non più anti-francese ma anti-inglese.
Tale alleanza rappresenterebbe un’occasione di rafforzamento dell’asse franco-tedesco garante della leadership di Parigi e Berlino nella Geuropa, l’Euronucleo a guida tedesca, parte di quel grande progetto che prende il nome di Europa a più velocità.
Sul fronte orientale l’intesa tra Germania e Russia implementerebbe i legami geo-energetici tra i due paesi e conterebbe la deriva totalitaria della Polonia che, sottoposta ad una grande pressione politica est-ovest, si troverebbe costretta a limitare le sue ambizioni egemoniche rinunciando in parte anche all’appoggio della politica britannica del divide et impera allontanando Londra sempre di più dal “blocco Mar Baltico-Mar Nero”. Parallelamente la Bundesrepublik ambisce a rafforzare i propri confini e la propria posizione geopolitica europea stringendo importanti rapporti diplomatici con i paesi limitrofi alla Repubblica Federale Tedesca come Repubblica Ceca, Paesi Bassi, Belgio e Danimarca ricreando un nuovo Secondo Reich Tedesco (oggi chiamato in codice Kerneuropa) che costituisce allo stesso tempo un progetto alternativo di Europa qualora la comunità europea transatlantica dovesse implodere. Chiaramente la sfida maggiore alla sicurezza europea è la cliché polacca la cui deriva nazista potrebbe tradursi nella quinta spartizione polacca negoziata tra Germania e Russia i cui antichi territori della Pomerania e Slesia, strappati alla Germania dopo il 1945 a vantaggio della Polonia, ritornerebbero sotto il controllo di Berlino insieme al “corridoio di Danzica” mentre gli altri territori del nord est e del sud est finirebbero sotto il controllo del Kaliningrad russo e della Bielorussia, ritornando al periodo storico della Santa Alleanza quando la Polonia era spartita tra Impero Austriaco, Impero Russo e Impero Prussiano.

Angela Merkel. (Foto: Notizie Geopolitiche).

Altro grande mutamento sono le relazioni tra Russia e Regno Unito. L’ex impero coloniale si trova in grande affanno a causa dell’impasse politico generatosi dalla Brexit e pertanto il caso Skripal ha permesso di distogliere l’opinione pubblica inglese utilizzando la storica russofobia come metus hostilis. La diatriba russo-inglese è ritornata “ai tempi migliori” quando l’Impero inglese e l’Impero russo erano i protagonisti principale di quello che venne definito il Great Game (1857-1907) per il controllo dell’Asia. Adesso, più che il continente asiatico, il Great Game del XXI secolo si situa sull’Europa dell’Est. Londra è determinata a creare sulla spinta del, precedente nominato, Trimarium una grande sfera di influenza russofoba comprendente anche i paesi della penisola scandinava al fine di ostracizzare e contenere l’inesistente minaccia russa. Il Regno Unito assomiglia molto alla lupa dantesca che affamata e debole è pronta a sbranare qualsiasi cosa pur di sopravvivere ma proprio per questo è pericolosa specialmente se vuole “azzannare” una nazione come la Russia in una delle zone più critiche come l’Ucraina la cui guerra è stata solo parzialmente contenuta dagli accordi Minsk I (2014) e Minsk II (2015) ed è pronta ad esplodere da un momento all’altro.