Conflitto israelo-palestinese: chi pensa al proprio interesse non si cura della povera gente

di Shorsh Surme

Gli scontri in corso tra Israele e Hamas stanno per diventare uno dei peggiori scenari di guerra e di violenza che non si vedeva dal 2014.
Il conflitto si sta svolgendo su più fronti contemporaneamente: azioni della polizia israeliana contro i palestinesi che protestano per gli sfratti o pregano nella moschea di al-Aqsa a Gerusalemme, combattimenti tra Israele e gruppi armati palestinesi a Gaza, dalla Giordania al confine con la Cisgiordania e la violenza nelle città miste di Israele.
Il conflitto potrebbe peggiorare ancora se Israele decidesse di lanciare un’offensiva di terra verso la Striscia di Gaza. Secondo quanto riferito da fonti dell’esercito, funzionari israeliani starebbero ancora considerando questa opzione, con carri armati e artiglieria pesante.
A infiammare ulteriormente la situazione palestinese è stata la decisione del presidente dell’Autorità Palestinese (Anp) Mahmoud Abbas, meglio conosciuto come Abu Mazen, di rinviare a tempo indeterminato le elezioni legislative nei territori palestinesi che era previste per il 22 maggio prossimo. Abbas probabilmente teme che il suo movimento al-Fatah, oggi fratturato in correnti discordanti, potrebbe raccogliere un cattivo risultato, ma la ragione per cui ha optato per un rinvio è l’assenza di garanzie da parte israeliana per la partecipazione al voto degli arabi residenti a Gerusalemme Est.
Infatti le autorità israeliane hanno interrotto nel mese di aprile la campagna elettorale a Gerusalemme Est, arrestando i politici palestinesi e i loro sostenitori. Le detenzioni hanno fatto infuriare i palestinesi in tutto lo spettro politico, poiché minaccerebbero di ostacolare il loro tentativo di rinnovare le loro istituzioni nazionali attraverso il processo democratico.
Sicuramente Hamas ha colto la palla al balzo lanciando oltre 2mila missili di fabbricazione e provenienza iraniana contro Israele, pur sapendo che lo stesso avrebbe risposto bombardando la Striscia di Gaza con ricadute sulla povera gente, e quindi grazie sia a Hamas che le altre organizzazioni islamiche i cittadini hanno dovuto abbandonare le loro case nella giornata di festa di fine Ramadan.
La realtà è che i cosiddetti “fratelli arabi e islamici” non hanno mai cercato veramente una soluzione al problema palestinese, casomai hanno sempre strumentalizzato la questione per i fini propri. Non solo, hanno sempre soffiato su fuoco, come lo stanno facendo anche la Turchia di Erdogan e l’Iran degli ayatollah nel nome del,’“Islam”, senza pensare che ancora oggi nel 2021 ci sono migliaia di profughi palestinesi che vivono nelle baracche in Libano e in Giordania, mentre i loro “fratelli arabi” costruiscono gli alberghi in mezzo al mare.