di Mariarita Cupersito –
L’Unione Europea, il Regno Unito e gli Stati Uniti hanno firmato la Convenzione Quadro del Consiglio d’Europa sull’intelligenza artificiale adottata dal Comitato dei ministri del CoE lo scorso 17 maggio. Si tratta del primo accordo internazionale giuridicamente vincolante finalizzato a garantire la tutela dei diritti umani, dello Stato di diritto e degli standard giuridici della democrazia nell’impiego di sistemi di IA.
La firma è avvenuta in occasione della conferenza dei ministri della Giustizia del CoE a Vilnius; tra gli altri firmatari anche Norvegia, Moldavia, Islanda, Georgia, Israele, Andorra e San Marino.
Il documento costituisce il risultato di due anni di lavoro di un organismo intergovernativo, il Comitato sull’IA (Cai), che include non solo i 46 membri del CoE, ma anche l’Unione europea nonché 11 Stati non membri (Argentina, Australia, Canada, Costa Rica, Santa Sede, Israele, Giappone, Messico, Perù, Stati Uniti d’America e Uruguay) ed esponenti della società civile, del mondo accademico e del settore privato. Il trattato disciplina un quadro giuridico che regola l’intero ciclo di vita dei sistemi di Intelligenza Artificiale, favorendone l’innovazione e il progresso senza trascurare i rischi per i diritti umani, la democrazia e lo Stato di diritto. Per l’entrata in vigore del trattato occorre la ratifica di cinque firmatari, di cui almeno tre Stati membri del CoE. Gli altri Paesi da tutto il mondo potranno aderire all’accordo impegnandosi a rispettarne le prescrizioni.
Marija Pejčinović Burić, Segretaria generale del CoE, in occasione della cerimonia della firma ha dichiarato: “Dal punto di vista del Consiglio d’Europa è importante garantire che, man mano che le tecnologie si sviluppano, ci si attenga alle nostre norme e le si promuova. La convenzione è stata redatta per raggiungere questi obiettivi. Si tratta di un testo forte ed equilibrato, risultato di un approccio aperto e inclusivo. È un trattato aperto con una portata potenzialmente globale”.
Věra Jourová, vicepresidente della Commissione europea, ha firmato la convenzione a nome dell’Unione europea ricordando l’AI Act, la legge europea sull’intelligenza artificiale in vigore dallo scorso mese. “Vogliamo che le persone utilizzino l’Intelligenza Artificiale sapendo di potersi fidare di ciò che ha da offrire” ha dichiarato, precisando che il potenziale dell’IA “non si ferma ai confini di una regione, né tanto meno di un Paese o di un continente. Abbiamo bisogno di regole del gioco globali ed è per questo che la convenzione che firmiamo oggi è un passo fondamentale”.
La convenzione non è esente da critiche: si rileva infatti uno squilibrio tra attori pubblici e privati in quanto i primi dovranno applicare le regole, mentre i secondi potranno adottare misure differenti per conformarsi alle disposizioni; il CoE motiva tale discrepanza facendo leva sulle differenze tra i sistemi giuridici presenti in tutto il mondo. Fa discutere anche l’esclusione della sicurezza nazionale: gli Stati, infatti, non avranno l’obbligo di applicare il trattato alle attività che tutelano gli interessi di sicurezza nazionale, a patto che siano rispettati il diritto internazionale e i processi democratici. Sarà inoltre compito degli Stati valutare la necessità di una moratoria, di un divieto o di idonee misure concernenti l’utilizzo dei sistemi di Intelligenza Artificiale nel caso in cui tale impiego possa essere in conflitto con la tutela dei diritti umani.