Continua il viaggio di Papa Francesco in Iraq. Il fondamentale incontro con al-Sistani

di Guido Keller –

Nel suo viaggio apostolico in Iraq Papa Francesco è giunto nella regione autonoma del Kurdistan Iracheno, passando per Qaraqosh e per gli altri centri della Piana di Ninive dove la realtà cristiana è stata decimata dalla guerra dell’Isis.
Giunto a Mosul, città che ancora porta evidenti segni del conflitto e che ha visto la popolazione decimata dall’odio jihadista, il Santo Padre ha detto che “Qui a Mosul le tragiche conseguenze della guerra e delle ostilità sono fin troppo evidenti. Com’è crudele che questo Paese, culla di civiltà, sia stato colpito da una tempesta così disumana, con antichi luoghi di culto distrutti e migliaia e migliaia di persone, musulmani, cristiani, yazidi che sono stati annientati” dal terrorismo “e altri sfollati con la forza o uccisi!”. “Oggi, malgrado tutto, riaffermiamo la nostra convinzione che la fraternità è più forte del fratricidio, che la speranza è più forte della morte, che la pace è più forte della guerra”.
Il messaggio di un papa coraggioso porta speranza tra i cristiani delle regioni remote dell’Iraq settentrionale, ma anche apre in modo fattivo il dialogo con religioni che dovrebbero essere strumento di pace ma che spesso vengono mal interpretate e mal utilizzate.
Papa Francesco però ci crede, ed il clou del suo viaggio continua ad essere l’incontro con il Grande ayatollah Ali al-Sistani, la massima autorità religiosa sciita del paese, avvenuto sabato mattina nella città santa di Najaf. Il leader religioso non si era mai alzato, come tradizione, ricevendo ospiti, ma lo ha fatto per Papa Francesco, un gesto non solo di cortesia ma che sottolinea il desiderio di pace e di uguaglianza fra le religioni. Dalla sala stampa vaticana si è appreso che “Il Santo Padre ha sottolineato l’importanza della collaborazione e dell’amicizia fra le comunità religiose perché, coltivando il rispetto reciproco e il dialogo, si possa contribuire al bene dell’Iraq, della regione e dell’intera umanità”. Il Papa ha ringraziato al-Sistani per essersi impegnato, insieme alla comunità sciita, “in difesa dei più deboli e perseguitati”.
Si tratta del primo incontro del genere nella storia, preparato da decenni dal Vaticano ma che oggi assume un significato centrale alla luce della guerra distruttiva che c’è stata e delle continue tensioni che ancora oggi permangono nella regione, si pensi all’uccisione a Baghdad in gennaio in un raid Usa del noto generale iraniano Qassem Soleimani, capo della brigata d’élite al-Quds dei Pasdaran, di Abu Mahdi al-Muhandis, leader della principale milizia sciita irachena Hashd al-Shaabi, e di altri esponenti delle milizie sciite.
L’incontro tra i due leader religiosi assume impegni importanti che vanno dalla protezione dei cristiani in Iraq ad un dialogo interreligioso volto a stabilizzare un paese dilaniato dai conflitti sia politici, che ideologici, che confessionali.