‘Convivere con la troika’; il greco Papakonstantinou al Festival dell’Economia

di Enrico Oliari

Papakostantinou GrandeNella cornice del Festival dell’Economia di Trento, la quattro giorni che ha visto in un’ottantina di conferenze succedersi diversi Premio Nobel dell’Economia, esperti, giornalisti, sociologi e docenti universitari, dedicata quest’anno al tema della “Sovranità in conflitto”, è intervenuto ieri Giorgos Papakonstantinou, membro del Movimento socialista panellenico e già ministro delle Finanze della Grecia: fu lui nel 2010 ad annunciare che la Grecia non poteva pagare lo spread sui titoli del debito pubblico in scadenza, cosa che portò al panico sui mercati ed all’ondata delle vendite sulla quale si pose la speculazione internazionale. Pochi giorni dopo l’agenzia Standard & Poor’s declassò il rating della Grecia come “junk”, ovvero come spazzatura e l’’euro subì un deprezzamento nei confronti del dollaro.
Introdotto ed intervistato da Federico Fubini del Corriere della Sera, Papakonstantinou ha ripercorso quei momenti di fibrillazione, partendo dal 2009, anno in cui divenne ministro delle Finanze, ed affrontando con coraggio il tema fissato per il suo intervento: “Convivere con la troika”. “Noi socialisti abbiamo vinto le elezioni nel 2009 – ha raccontato alla sala gremita di economisti e di studiosi – e, una volta saliti al potere, abbiamo scoperto che il deficit della Grecia era il doppio o forse anche più di quello che avevamo stimato. Sospettavamo il 6%, ma poi abbiamo appurato che si trattava del 16%; in un primo momento abbiamo pensato che non fosse un problema, in quanto ritenevamo che tutti gli stati fossero considerati uguali e che non fosse un problema ricevere soldi in prestito dagli altri paesi dell’Unione. Tuttavia i finanziatori entrarono nel panico, anche perché la Grecia aveva fino a quel momento mentito e servivano soldi per pagare gli stipendi del pubblico impiego ed i servizi. Noi ritenevamo che il problema greco non fosse, alla fine, greco, ma europeo, ma nessuno ci dava ascolto. A maggio eravamo a terra, perché non avevamo i soldi per pagare i titoli, per cui le possibilità erano o il default, o ottenere prestiti, a qualunque condizione”.
“La Germania – ha continuato Papakonstantinou – non si fidava della Commissione europea, per cui ha imposto regole molto rigide; la Banca centrale europea (Bce) non voleva l’intervento del Fondo monetario internazionale (Fmi), poiché, come diceva la Francia, tale istituzione era per i paesi africani, e non quelli europei. Alla fine è stata composta la troika, con Commissione europea, la Bce ed il Fmi, ed è arrivato un prestito bilaterale, ovvero di 110 mld con 80 mld da parte della Bce e 30 dal Fmi, ad interessi alti ed una tempistica per la restituzione impossibile da rispettare: per la Bce non doveva in alcun modo saltare il sistema bancario, per cui non è restato altro da fare che alzare fortemente le tasse ed abbassare gli stipendi pubblici del 40%, dando vita così ad un vortice che la portato la disoccupazione generale al 27% e quella giovanile a punte del 54%”.
Tradendo un attimo di emozione, l’ex ministro delle Finanze ellenico ha quindi aggiunto che “in questa situazione il paese è andato sotto skock, ma è stato chiaro che la Grecia ha vissuto al di sopra dei propri mezzi, con solo importazioni e non esportazioni, costretta a chiedere in continuazione prestiti… responsabili quindii governi precedenti; si è creata così una situazione di rigidità, di austerità, la cui responsabilità i greci attribuivano non ali loro politici, ma alla troika ed ai tedeschi”.
“Prendere i soldi in prestito – ha spiegato Papakonstantinou – significa cedere in modo involontario pezzi di sovranità, cosa che in Grecia ha dato vita ad un forte risentimento antieuropeista e, per effetto collaterale, a partiti estremisti, con la sinistra radicale che potrebbe vincere le prossime elezioni ed il partito nazista “Alba dorata” che ha già raccolto il 12% dei consensi. Fortunatamente l’opinione dei greci sta mutando, anche perché l’industriale tedesco ha capito che escludere la Grecia dall’euro significherebbe darsi la zappa sui piedi, come pure è stato messo un freno all’antigrecismo in Germania, buono solo per vincere le elezioni”.
“La convivenza con la troika – ha ripreso il politico socialista – non ha tuttavia portato solo regole e rigidità: ad esempio si è dimostrata un’alleata eccezionale per portare a termine alcune riforme, come la liberalizzazione delle professioni. E’ il caso, ad esempio, degli avvocati, presenti in tutti i partiti in Parlamento, le cui resistenze sono state vinte proprio grazie a chi, senza un cambiamento, non avrebbe prestato i soldi. Altro caso di meccanismo sbagliato era la forte differenza fra lo stipendio percepito dal lavoratore pubblico rispetto a quello privato, per cui i giovani, piuttosto che mettersi in gioco dando uno slancio all’impresa privata, andavano dal politico di turno a chiedere il posto pubblico… noi abbiamo abbassato i salari dei dipendenti pubblici, anche come scelta per non chiudere i servizi. Dire la verità magari non paga in termini elettorali, ma è impensabile mentire davanti ai problemi che abbiamo trovato”.