Cop26. ‘Cauto ottimismo, ma ancora molto da lavorare’

di Guido Keller

Il padrone di casa della Cop26, il premier britanno Boris Johnson, ha espresso dopo la prima giornata di lavoro a Glasgow “cauto ottimismo” circa l’individuazione di un accordo volto a tagliare in modo sensibile le emissioni entro il 2030 al fine di contenere l’aumento del surriscaldamento globale a 1,5 gradi, ma ha osservato che “c’è ancora molto da fare”. Dello stesso avviso si è detto il presidente Usa Joe Biden, e difatti la strada non appare in discesa dopo che Cina e india si sono messe di traverso trovando sul tema un’insolita alleanza.
Tutti infatti sono convinti della necessità di azzerare le emissioni per garantire la vita generazioni future, ma sui tempi c’è discordia, dal momento che molti paesi si trovano in piena fase di sviluppo industriale ed economico, con una sete crescente di energia e di materie prime. Il premier indiano Narendra Modi ha infatti affermato che il suo paese raggiungerà “emissioni zero” solo nel 2070, mentre il presidente cinese Xi Jinping, che era presente al vertice in modo virtuale attraverso una sua rappresentanza, ha fatto sapere che l’obiettivo resta il 2060, come vogliono anche Arabia Saudita, Indonesia e Russia.
Per aiutare i paesi in via di sviluppo a costruire la resilienza, cioè una risposta efficace volta al passaggio alle energie rinnovabili, servono soldi. Ed il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha affermato che “è necessario che l’impegno di 100 miliardi di dollari ai paesi in via di sviluppo diventi una realtà”. Guterres ha sottolineato l’urgenza dell’intervento, perchè vi sono paesi piccoli e poveri che stanno già soffrendo per i cambiamenti climatici, e per loro “il fallimento della Cop26 è una condanna a morte”.
Il premier italiano Mario Draghi ha fatto sapere che il contributo italiano arriverà a 7 miliardi nei prossimi 5 anni per sostenere i paesi più deboli Per Draghi “Il cambiamento climatico comporta gravi ripercussioni sulla pace e la sicurezza globali. Può esaurire le risorse naturali e aggravare le tensioni sociali, portare a nuovi flussi migratori e contribuire al terrorismo e alla criminalità organizzata. Il cambiamento climatico può dividerci”.
I primi risultati della Cop26 sono l’intesa sulla riduzione della deforestazione e l’impegno sottoscritto da centro paesi per ridurre del 30% le perdite di metano entro il 2030 sui valori del 2020. Si tratta di un’iniziativa portata avanti da Usa ed Ue, e come ha notato la presidente della Commissione Ursula von del Leyen,”le emissioni di metano provengono da petrolio, gas, carbone, agricoltura e discariche”, quindi in particolare dal settore energetico. Il metano contribuisce in modo rilevante all’effetto serra, e come ha fatto notare l’inviato della Casa Bianca John Kerry, se l’aumento della temperatura globale è di 1,1 gradi rispetto all’era pre-industriale, ben 0,5 gradi sono dovuti al metano. Per questo motivo la “Commissione europea – ha detto von del Leyen – proporrà di regolamentare le emissioni di metano” attraverso regole e norme, come pure “sosterrà la creazione in sete Onu di un organismo indipendente, “Osservatorio Internazionale sulle Emissioni di Metano”.
Da notare che sono circa 400 i jet privati giunti a Glasgow per la Cop26 sul clima.