Corea del Sud in Italia: arriva Kocca

D.B.

Consapevole del ruolo e del valore economico che l’intrattenimento, in tutte le sue forme, continuerà ad esprimere nel prossimo futuro, l’Agenzia governativa della Corea del Sud “Kocca” (Korea Creative Content Agency) ha inaugurato a Milano la sua prima sede italiana.
Fondata nel 2009 nell’ambito del ministero della Cultura e presente nel mondo con 25 uffici e 7 in Europa (Parigi, Londra, Francoforte, Stoccolma, Madrid, Istanbul e il più recente a Milano), la missione di Kocca è quella di supportare le aziende sudcoreane che producono contenuti creativi nei settori più vari, di cui parleremo fra poco, aiutandole a pianificare e distribuire i loro prodotti, nonché a comunicarne le peculiarità all’estero, con l’obiettivo di promuoverle sul mercato di destinazione.  
Per un forte interesse verso l’Italia, Kocca ha perciò inaugurato in questo mese di novembre a Milano la sua prima sede italiana. Un accordo con Pitti Immagine e una mostra sul fumetto sudcoreano saranno le prime attività istituzionali.
Rak Gyun Kim, direttore generale di Kocca, ha spiegato: “Kocca Italia rappresenta un ponte per vivacizzare la collaborazione tra gli stakeholder dell’industria culturale italiana e le aziende e gli artisti sudcoreani. Noi sosterremo da vicino gli sforzi necessari, affinché le nostre attività in Italia costituiscano un’opportunità significativa per rafforzare la sinergia creativa tra Corea del Sud e Italia.”
La direttrice di Kocca Italia, Stella Heesun Suh, ha poi aggiunto: “L’impegno internazionale di Kocca non poteva prescindere da una sua presenza anche in Italia, il paese universalmente considerato patria della cultura. La Corea del Sud nutre un profondo rispetto e una grande ammirazione verso l’Italia. Per la nostra sede l’Agenzia ha scelto Milano, riconosciuta innanzitutto come capitale della moda, ma anche di realizzazione di importanti contenuti multimediali” .
Per il 2025 Kocca ha siglato un accordo con Pitti Uomo per la realizzazione di un grande evento. L’iniziativa mira a diffondere non solo la conoscenza della moda sudcoreana, ma anche della musica e di altri formati d’intrattenimento nazionali basati sull’uso della tecnologia video.
“Le nostre organizzazioni – spiega Agostino Poletto, direttore generale di Pitti Immagine – hanno già lavorato insieme anche in passato, ma il progetto che Kocca ha pianificato per Pitti Uomo di giugno 2025 rappresenta un salto di qualità, a beneficio sia del nostro salone e della sua dimensione globale, sia dei brand sudcoreani, che troveranno un’attenzione speciale da parte dei buyer e dei media presenti a Firenze. Il sistema moda sudcoreano ha assunto una posizione di assoluto rilievo nel panorama internazionale; siamo felici, perciò, che Kocca e il governo sudcoreano abbiano pensato a Pitti per realizzare un evento così importante”. 
Tra gli appuntamenti di questo ultimo scorcio di 2024 c’è invece “K-Comcis World tour in Italy”, una mostra organizzata presso l’Istituto Culturale Coreano di Roma. Riguarda la storia dei Manhwa (i fumetti coreani) e Webtoon (fumetti in formato verticale per poterli leggere dai devices) con un focus speciale sulle note opere “Solo Leveling” e “What’s wrong with Secretary Kim?”. La mostra è visitabile fino al 29 novembre (ingresso libero).
Dalle serie tv che spopolano su Netflix ai film vincitori di Oscar e di altri premi cinematografici, fino ai gruppi musicali, ormai famosi in tutto il mondo, la punta di diamante della cultura popolare della Corea del Sud non finisce di stupirci. A questo bagaglio culturale si deve aggiungere la cosmesi coreana, che raggiunge fatturati giganteschi, la chirurgia estetica innovativa, il cibo e la moda emergente che ha oltrepassato perfino i confini dei paesi asiatici.
Per i comunicatori si chiama Hallyu (detto anche Korean Wave), un neologismo che potremmo tradurre con la metafora complessa di un’onda placida, ma inarrestabile, che dalla Corea del Sud è approdata anche in Occidente. Tutto ciò è sorprendente perché le nostre reciproche culture, o per meglio dire il nostro approccio culturale e gli stili di vita, restano profondamente diversi.
Perché oggi sempre più spesso le mode arrivano dall’Oriente? Come ha fatto Seoul a penetrare così tanto nell’immaginario collettivo occidentale? Per rispondere a queste domande bisogna partire dalla diffusione seriale dei social network, veri e propri megafoni anticipatori di lifestyle transnazionali. Il sistema di diffusione dei modelli culturali sudcoreani è abbastanza semplice: le promo appaiono in forme sempre più accattivanti sugli smartphone degli adolescenti e vengono quasi subito condivise da migliaia di altri giovani che le rilanciano ad altri ancora e così via. L’onda social si allarga ai media e la Corea del Sud, che ha intuito fra i primi il meccanismo, ha creato così le sue fortune.
Negli anni Novanta il governo sudcoreano decise di dar vita al dipartimento della Cultura Popolare nell’ambito del ministero della Cultura. Iniziava così a prendere forma l’Hallyu, di cui abbiamo spiegato prima il significato. Tutto è stato studiato, programmato e lautamente finanziato con investimenti adeguati (si parla di 500 milioni di dollari annui) e così, nel breve arco di un decennio, dagli anni 2000 in poi, la K-Culture sudcoreana è dilagata in Asia e in Estremo Oriente, raggiungendo poco dopo anche l’Occidente.
Oggi gli obiettivi di Seoul sono ancora più ambiziosi. La popolarità della cultura sudcoreana nel mondo spinge un grande numero di persone a studiare la lingua coreana, a viaggiare in Corea del Sud per turismo e anche a pensare di creare nuove aziende in joint-venture con partner sudcoreani.
Occorre ricordare che la Corea del Sud si colloca tra la decima e la tredicesima posizione tra le economie mondiali ed è la terza destinazione asiatica dell’export italiano dopo Cina e Giappone. Nel 2023 l’interscambio commerciale tra i nostri due paesi si è attestato a 13,4 miliardi di dollari, con un surplus italiano di circa 3,3 miliardi di dollari. I beni di consumo rappresentano oltre il 50 per cento dell’export complessivo del nostro paese verso la Corea del Sud: vi rientrano in primo luogo i prodotti del sistema moda e la pelletteria, di cui l’Italia rappresenta il primo fornitore mondiale di Seoul. L’Italia, infine, è il secondo fornitore mondiale della Corea per l’olio di oliva e la pasta.