Corea del Nord. Continua l’atteggiamento minaccioso verso Seoul

di Elvio Rotondo

Tornano a riacutizzarsi le tensioni nella penisola coreana a seguito delle minacce di Pyongyang di rompere qualsiasi collegamento con Seoul e persino di usare la forza militare. Affermazioni che riportano alle innumerevoli volte, negli ultimi anni, in cui il governo nordcoreano si è rivolto con intimidazioni al suo “nemico formale” a sud del 38mo parallelo.
Il 31 maggio membri dei Fighters for a Free North Korea (FFNK), guidati dal disertore nordcoreano Park Sang-hak, hanno inviato palloncini con volantini di propaganda, dalla città di confine di Gimpo, provincia sudcoreana di Gyeonggi. Nei volantini c’erano accuse contro il leader della Corea del Nord, Kim Jong-un, di essere un ipocrita. Il gruppo, insieme ai palloncini, ha anche disseminato dispositivi USB contenenti notizie e informazioni sulla florida Corea del Sud.
Il Rodong Sinmun, organo del partito al potere del Nord, ha dichiarato che “continueranno inarrestabili atti di ritorsione”. “Il nostro potente e invincibile esercito rivoluzionario lancerà un atto che vendicherà il nostro popolo che è più arrabbiato che mai.”
Quattro giorni dopo Kim Yo-jong, alto funzionario nordcoreano e sorella del leader Kim Jong-un, ha fortemente avvertito Seoul “che pagherà un caro prezzo” se continuerà a consentire tali attività ostili.
A risposta di questo il 14 giugno scorso la Corea del Sud ha promesso di onorare gli accordi inter-coreani di riconciliazione e ha invitato la Corea del Nord a fare altrettanto, ribadendo al contempo che contro ogni provocazione potenziale di Pyongyang ci sarà una forte prontezza militare.
Il portavoce della “Cheong Wa Dae” (la residenza del presidente sudcoreano) Kang Min-seok ha fatto sapere che “i membri del Consiglio di sicurezza nazionale sudcoreano si sono incontrati per valutare gli ultimi sviluppi nella penisola e valutare i passi da fare”. I ministeri dell’Unificazione e della Difesa di Seoul hanno rilasciato dichiarazioni separatamente, dicendo che stavano prendendo sul serio la situazione e che Seoul e Pyongyang dovrebbero sostenere gli accordi inter-coreani, e nel contempo, il ministero della Difesa garantire la prontezza al combattimento dei militari.
Secondo alcuni esperti, la Corea del Nord probabilmente procederà alla chiusura dell’ufficio di collegamento e tenterà di annullare l’accordo militare inter-coreano del 2018 con nuove provocazioni militari.
Shin Beom-chul, direttore del Center for Diplomacy and Security presso il Korea Research Institute for National Strategy, sostiene che “la provocazione potrebbe includere, molto probabilmente, colpi di artiglieria nelle vicinanze del confine marittimo in disputa con Seoul, nel Mare occidentale”. Pyongyang, tuttavia, non arriverebbe allo scontro diretto con La Corea del Sud, perché ciò richiederebbe una risposta da parte di Seoul che potrebbe essere tutto a svantaggio di Pyongyang.
Secondo Choi Kang, vicepresidente dell’Asan Institute for Policy Studies, mettere in scena tale aggressione ripetutamente aprirebbe la strada alla rottura del patto militare che le Coree hanno raggiunto nel loro terzo vertice nel 2018.
Entrambi gli esperti concordano sul fatto che Pyongyang potrebbe, in qualsiasi momento, testare i missili a corto raggio, ma fanno notare che i missili servono in gran parte ad attirare l’attenzione di Washington piuttosto che quella di Seoul. “La Corea del Nord ha già chiarito che presto affronterà gli Stati Uniti, quindi lanciare un missile balistico intercontinentale o un missile balistico lanciato da un sottomarino potrebbe essere un opzione”, ha detto Shin.
Ma queste azioni potrebbero avere luogo dopo il mese di agosto, quando Seoul e Washington di solito svolgono esercitazioni congiunte, o nel mese di ottobre, quando la Corea del Nord celebra l’anniversario del Partito dei lavoratori al potere.
La Corea del Nord ha intensificato le tensioni nonostante il precedente sostegno di Seoul nelle controverse questioni dei volantini anti-Pyongyang, il governo sudcoreano ha dichiarato una “violazione della legge” denunciando tali attività, con accuse penali, per la prima volta dal 2004.
Secondo Choi, il presidente sudcoreano Moon Jae-in, a favore dell’impegno inter-coreano, sarebbe alla ricerca di una soluzione per migliorare gli ormai logori legami tra i due paesi, ma sarebbe rimasto con poco margine di manovra.
Le motivazioni dell’atteggiamento nordcoreano andrebbero probabilmente ricercate nel tentativo di sbloccare lo stallo, dopo gli incontri, avvenuti in passato, con il presidente degli Stati Uniti Donald Trump per una soluzione della crisi e l’alleggerimento delle sanzioni a cui il paese è sottoposto da decenni. Le sanzioni economiche giocano un ruolo non indifferente in un paese che è perennemente in sofferenza dal punto di vista economico, soprattutto se sceglie di spendere il 20,8 per cento dei suoi 40 miliardi di dollari del PIL per le spese militari. Le sue forze armate contano 1,2 milioni di soldati su una popolazione approssimativa di 25 milioni e sono tra le più numerose al mondo.
Il regime sanzionatorio nei confronti di Pyongyang del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha infatti avuto inizio il 14 ottobre 2006 con l’adozione della risoluzione 1718 in risposta al suo primo test nucleare.
Un altro aspetto da non sottovalutare è che ci potrebbe essere un’azione militare dimostrativa di piccola portata di Pyongyang per arrivare ad un accordo-elargizione di natura economica con Seoul allo scopo di ravvivare momentaneamente l’economia barcollante della Corea del Nord.