Corea del Nord. Kim annuncia la sospensione dei test missilistici e nucleari

di Guido Keller –

Il leader nordcoreano Kim Jong-un ha comunicato ufficialmente che “Non abbiamo più bisogno di test nucleari e missilistici”, “ci uniremo agli sforzi internazionali per fermare insieme i test atomici”. La notizia della sospensione dei test, diffusa dall’agenzia ufficiale Kcna, precede di pochi giorni il vertice previsto presso il villaggio di confine demilitarizzato di Panmunjom, quando si incontreranno il leader nordcoreano Kim Jong-un e il presidente sudcoreano Moon Jae-in, promotore del clima di distensione con la Corea del Nord fin dalle Olimpiadi di Peyongchang. Moon, che aveva inserito nella campagna elettorale il riavvicinamento fra le due Coree, ha spiegato venerdì di auspicare per il vertice del 27 aprile la firma della fine della guerra che ufficialmente è in corso fra i due paesi da oltre mezzo secolo, ovvero “fa firma di un trattato di pace che deve essere perseguita dopo che verrà dichiarata la fine della guerra”.
I due paesi, la Corea del Nord e la Corea del Sud, sono ancora ufficialmente in guerra in quanto non è mai stata firmata la pace dal conflitto 1950 – 1953, ed allora era stato firmato semplicemente un armistizio tra le forze Onu a guida Usa (in rappresentanza della Corea del Sud), la Cina e la Corea del Nord.
Contestualmente gli Usa mantengono oggi nelle proprie basi in Corea del Sud circa 33mila militari, da anni vengono compiute esercitazioni navali e militari e soprattutto lì hanno istallato armi di ogni genere, in pratica sotto la porta di casa del nemico.
Una situazione paradossale, per cui il giovane e forse inesperto leader nordcoreano ha proceduto fin dalla sua ascesa al potere nel 2011 con test nucleari e missilistici sempre più sofisticati, che però gli sono costati una serie di sanzioni da parte della comunità internazionale che di fatto stanno mettendo il paese in ginocchio.
Per quanto sia ancora presto per dirlo, l’iniziativa di Moon si sta rivelando comunque vincente, e lo sarà ancor più quando in giugno Kim Jong-un si incontrerà con il presidente Usa Donald Trump, per cui il segretario di Stato in pectore, Micke Pompeo, già si è recato a Pyongyang per discutere dei preparativi.
La notizia della sospensione dei test missilistici e nucleari è quindi un segnale di apertura e disponibilità della Corea del Nord, e Moon è convinto che Kim Jong-un possa rinunciare al programma nucleare senza chiedere in cambio il ritiro dei militari Usa stanziati in Corea del Sud.
Chiederà, secondo il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov, “una garanzia di sicurezza a prova di proiettile. In che maniera per ora non è possibile stabilirlo”.
Quel che è certo che la de-escalation e quindi l’eventuale risoluzione del conflitto faranno dei tre leader dei vincitori in nome della sicurezza e della pace, i tre capaci di aver chiuso un conflitto di oltre mezzo secolo: Trump restaurerà la sua immagine davanti agli Usa (ma fino a ieri vendeva missili difensivi in tutta la regione della Corea proprio grazie all’acuirsi della crisi), Moon sarà trionfante davanti alla Corea del Sud, paese con ancora famiglie spaccate dal confine del 38mo parallelo, Kim si innalzerà a semi-dio davanti al suo popolo per essere stato fautore della pace, in un paese dove il cittadino ha come unica fonte di informazione il partito ed ha precluso ogni accesso verso l’esterno, compreso quello internet.