Corea del Sud. Condannato l’erede di Samsung Lee Jae-yong: aveva corrotto la presidente Park Geun-hye

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Il vicepresidente e erede designato del colosso Samsung, Lee Jae-yong, è stato condannato a 5 anni di reclusione per una serie di accuse che spaziano dalla costruzione, all’appropriazione indebita, all’occultamento di denaro all’estero.
Arrestato in febbraio, Lee Jae-yong paga così caro il suo legame con l’ex presidente Park Geun-hye, pure lei in attesa di giudizio per il maxi-scandalo del giro di tangenti che la vedeva coinvolta. Lee Jae-yong aveva pagato 43,3 miliardi di won (38,3 milioni di dollari) alla “sciamana” Choi Soon-shil, la confidente guida della presidente Park, al fine di ottenere il sostegno del fondo pensione pubblico al piano di riassetto intragruppo il cui scopo era di rafforzare il suo controllo sulla catena di comando e subentrare al padre invalido.
Era Choi Soon-shil a controllare di fatto il palazzo presidenziale ed a influire in modo determinante sulle decisioni politiche della presidente Park Geun-hye, destituita in marzo, ma era sempre lei ad aver messo in piedi un incredibile sistema di corruzione e ad aver avviato un complesso sistema di aziende per occultare denaro.
Stando alle accuse Choi Soon-shil si era avvicinata all’erede di Samsung grazie alla sua passione per i cavalli. L’azienda in questi giorni festeggia la trimestrale record da 10 miliardi di dollari,
In aula la procura aveva chiesto 12 anni di reclusione per Lee Jae-yong e un membro del pubblico ministero, Yang Jae-Sik, ha affermato che “la chiave di tutto è la corruzione, è questa che ha legato il destino del corruttore Lee a quello della corrotta Park. La chiave di tutto è appunto lì: e a ottobre, quando in questo stesso tribunale andrà in scena la nuova puntata, protagonista l’ex presidente e la sciamana, vedremo se quella chiave riuscirà ad aprire, o a chiudere, anche l’ultima porta di questo incredibile scandalo”.