Corea del Sud. In secondo grado aumenta la pena per l’ex presidente Park Geun-hye, 25 anni

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In secondo grado l’Alta corte sudcoreana ha aumentato la pena stabilita in aprile per l’ex presidente Park Geun-hye, ritenuta colpevole di cospirazione con la confidente e sciamana Choi Soon-sil, nonché di numerosi altri reati.
I giudici hanno inflitto a Park 25 anni di reclusione contro i 24 stabiliti in primo grado e al pagamento di una multa di 20 miliardi di won (17,8 milioni di dollari). Meno comunque della richiesta della procura, la quale invocava una condanna a 30 anni di carcere e il pagamento di una multa di 118,5 miliardi di won.
La destituzione di Park risale al 10 marzo dello scorso anno ad opera della Corte di Giustizia coreana, la quale aveva convalidato il voto del dicembre 2016 della Camera (234 voti contro 56) sull’impeachment alla base del quale c’era lo scandalo Choi Soon-shil, la sciamana che aveva dirottato sulle sue fondazioni fiumi di denaro, almeno 66 milioni di dollari, che in realtà sarebbero state tangenti per Park Geun–hye e per la classe politica a lei fedele.
Park cadendo si era portata dietro personaggi di primo piano del mondo politico ed imprenditoriale sudcoreano, e nell’agosto 2017 era stato condannato a 5 anni di reclusione il vicepresidente e erede designato del colosso Samsung, Lee Jae-yong, legato a doppio filo all’ex presidente della Repubblica. Anche lui aveva pagato 43,3 miliardi di won (38,3 milioni di dollari) alla “sciamana” Choi Soon-shil, la confidente guida della presidente Park, al fine di ottenere il sostegno del fondo pensione pubblico al piano di riassetto intragruppo il cui scopo era di rafforzare il suo controllo sulla catena di comando e subentrare al padre invalido.
La controversa questione dei veggenti a palazzo è iniziata nel 1974, quanto il “Rasputin” coreano, tal Choi Tae-Min, aveva avvicinato per la prima volta la giovane Park Geun-Hye per offrirle conforto in seguito all’assassinio della madre. Fu così che Choi si era infiltrato nei piani alti del governo coreano e divenne un consigliere occulto del padre della attuale presidente, cioè di Park Chung-Hee, passato alla storia sia per essere stato fautore del miracolo economico Coreano nei primi anni ‘90 sia per essere stato un intransigente dittatore.
Il 20 luglio il Tribunale distrettuale centrale di Seoul ha condannato l’ex presidente ad altri 8 anni di reclusone, 6 per aver ricevuto fondi illegali dall’agenzia di spionaggio nazionale e 2 per essere intervenuta in maniera inappropriata nella selezione dei candidati per il Parlamento.