Coronavirus. Gli aiuti dalla Russia e le critiche fuori luogo

di Dario Rivolta *

Anche quando le comunicazioni e gli spostamenti erano molto più lenti e minori come numero, i messaggi propagandistici sono stati sempre usati da tutti gli Stati per promuovere se stessi e la propria immagine presso gli altri popoli.
Quando si creava, in modo dichiarato o no, una situazione di guerra non era sufficiente vantare i propri meriti ma era uso anche denigrare il nemico. Già Giulio Cesare durante le sue guerre contro i Galli diffondeva false informazioni che attribuivano loro l’abitudine ai sacrifici umani, una generale mancanza di cultura e barbarie di vario genere. Lo faceva sia per confortare e motivare i propri soldati, sia per guadagnarsi il consenso di popoli che ancora non si erano schierati con lui o con il nemico.
Chi ha vissuto gli anni della Guerra Fredda ricorderà come da una parte e dall’altra fosse comune attribuire all’altro blocco le peggiori intenzioni e i più malvagi comportamenti. Allora aveva un senso perché occorreva compattare le proprie file e compromettere quelle del nemico. La guerra finì con la nostra vittoria e la dissoluzione del campo avversario. Non possiamo sapere con esattezza quanto abbiano influito le verità e le menzogne che noi attribuivamo ai sovietici e ai loro alleati, ma è ovvio che, in qualche modo, anch’esse hanno contribuito.
Nonostante l’Unione Sovietica non esista più e con essa siano scomparsi il Patto di Varsavia ed il Comecon, c’è oggi ancora qualcuno che ha nostalgia di quegli anni e vorrebbe tornare a quelle azioni di propaganda, usando anche la diffamazione. Di gente di questo tipo sappiamo essercene molti ovviamente negli Stati Uniti. Sappiamo pure che la Polonia ed i Paesi Baltici ne sono i capi fila in Europa ma stupisce trovarne molti di tal fatta anche in Italia. Soprattutto tra alcuni giornalisti.
Mentre l’epidemia di coronavirus suggerisce al mondo che sia il momento di combattere tutti insieme contro il male comune, c’è chi continua a vedere ostili nemici anche dove non ci sono e a inventarsi cospirazioni e diffondere dubbi insensati. Lo fanno quelli che definiscono “buoni e disinteressati” alcuni degli aiuti che arrivano in Italia mentre altri doni coprirebbero solamente dei “secondi fini”. Naturalmente i nostalgici della Guerra Fredda, quelli che non hanno ancora capito che il mondo è molto cambiato, vedono come “cattivi” i copiosi aiuti in arrivo dalla Russia e “buoni” solo i pochi americani (tra l’altro da ONG private). Che le 104 persone tra medici, infermieri e addetti alla sanificazione mandatici da Mosca con adeguati strumenti medici siano tutti spie e che l’obiettivo di Mosca sia inoltre quello di accumulare crediti che poi ci verranno “fatti pagare”, potrebbe sembrare una barzelletta ma, per quanto incredibile appaia, sembra che qualcuno voglia davvero crederlo. A sostegno citano il fatto che si tratti di personale militare mandatoci con aerei dalle loro forze armate, non sapendo (o volutamente dimenticando) che in Russia gli apparati militari sono quelli ove medici e laboratori sono i più tecnologicamente e medicalmente avanzati. Tanto è vero che a tutt’oggi i loro ospedali sono quelli dove vanno a curarsi le élites di quel Paese.
Ovviamente l’invio di aiuti, da qualunque parte arrivino, non è mai un’operazione di puro altruismo. È naturale che chi lo faccia punti anche ad ottimizzare l’immagine del proprio Paese e a suscitare simpatia tra i destinatari. È esattamente ciò che facciamo anche noi Italiani quando mandiamo personale e mezzi in occasione di terremoti o disastrosi eventi naturali che capitano altrove. È comprensibile che ciascuno cerchi di avere una buona immagine presso Paesi terzi ma quel che però conta è costatare se l’aiuto è utile o superfluo.
Se qualcuno pensa veramente che assistere malati, forse moribondi, nelle valli bergamasche nasconda una operazione di spionaggio o che questo venga messo sul piatto per ottenere future e onerose compensazioni politiche o è un pazzo o è in malafede.
Per gli aiuti cinesi un sospetto potrebbe essere (forse) più giustificato. Loro è la responsabilità di avere taciuto troppo a lungo sulla presenza e la diffusione del virus favorendo, certo involontariamente, l’estendersi dell’epidemia. Che oggi vogliano far dimenticare le proprie colpe, addirittura mostrandosi come benefattori, è umanamente e politicamente comprensibile e a noi basta non cadere nella trappola. Purtroppo la stampa cinese, abituata come in tutti i regimi comunisti ad alimentare la compattezza interna attribuendo le proprie manchevolezze al “nemico”, fa molto di più di una semplice operazione di immagine. Giornali del Partito Comunista Cinese e la televisione di Stato hanno cominciato dapprima con l’attribuire militari americani la colpa di avere introdotto il virus in Cina e poi, caduta per inconsistenza questa ipotesi, han cominciato a diffondere la notizia che in realtà il Covid19 sia nato in Italia e che da qui si sia diffuso nel resto del mondo. Fole evidentemente, ma la stupidità di certa propaganda, come dobbiamo costatare, non fa difetto a nessuno.
L’unica cosa che veramente ci interessa è che anche grazie agli aiuti che riceviamo, si riesca a ridurre l’impatto che questa sciagura sta avendo sugli italiani e sul resto del mondo. Se nostalgici o ignoranti si divertono a dire e scrivere stupidaggini lo facciano, ma farebbero meglio a restare chiusi nelle loro case o a tapparsi la bocca con la mascherina.

* Già deputato, è analista geopolitico ed esperto di relazioni e commercio internazionali