Coronavirus. La pandemia continua. Ma anche le fake news e le implicazioni economico-geopolitiche

di Alberto Galvi –

Da quando il COVAS-19 è stato rilevato alla fine dello scorso anno nella città cinese di Wuhan, il governo di Pechino ha cercato di impedire che l’epidemia si trasformasse in una vera e propria pandemia globale.
Il nuovo coronavirus fa parte di una famiglia di virus che include il raffreddore comune e la SARS (Severe Acute Respiratory Syndrome), che pure ha avuto origine in Cina nel 2002. Si diffonde principalmente attraverso goccioline disperse quando una persona infetta tossisce o starnutisce e può anche essere trasmessa attraverso superfici contaminate.
Inoltre è molto importante ricordare che i casi positivi non devono essere considerati immediatamente come casi confermati. Invece, coloro che risultano positivi devono essere isolati per 14 giorni e monitorati dalle autorità sanitarie. Se sviluppano sintomi in quel periodo, vengono classificati come un caso confermato. Un test positivo infatti non significa necessariamente che una persona sia infettata dal virus.
La rapida diffusione del coronavirus in Cina ha provocato la chiusura dei confini negli stati vicini per paura che il virus si potesse diffondere a livello globale. Le compagnie aeree hanno sospeso i voli e alcuni governi hanno vietato l’ingresso ai cittadini stranieri che sono stati recentemente nel paese asiatico.
I funzionari della sanità pubblica cinese hanno affrontato non solo le dimensioni sanitarie di questo focolaio, ma anche le montagne di fake news e di ipotesi complottiste che sono girate su internet attraverso i social sull’origine di questo virus.
Fin dall’inizio le persone hanno speculato online sull’origine del coronavirus attraverso una serie di video che mostrano dei cinesi mangiare pipistrelli durante lo scoppio dell’epidemia mortale a Wuhan. La prima clip è emersa sui social media dopo che i primi casi del nuovo coronavirus sono emersi a Wuhan alla fine dello scorso anno.
Un’altra affermazione infondata che è girata in rete nelle ultime settimane diceva che il virus faceva parte del programma di armi biologiche segrete cinesi. Su questa teoria il senatore degli Stati Uniti Tom Cotton ha suggerito nei giorni scorsi che il coronavirus avesse potuto essere creato in un laboratorio in Cina, nonostante questa notizia sia stata smentita categoricamente da esperti e funzionari cinesi.
Il laboratorio a cui Cotton si riferiva è il Wuhan National Biosafety Laboratory, una struttura che ricerca agenti patogeni per malattie. Il laboratorio si trova vicino a un mercato che secondo alcuni si credeva fosse il luogo in cui il virus ha iniziato a diffondersi dopo diverse settimane.
I ricercatori hanno considerato molti potenziali ospiti del virus tra cui uccelli, marmotte, ricci, pipistrelli e serpenti, ma il codice proteico del virus è molto simile a quello dei serpenti. Al momento non ci sono neanche prove che suggeriscano che animali domestici come cani e gatti possano essere infettati dal nuovo virus.
Le teorie della cospirazione che circolano sui social media affermano che il coronavirus è stato prodotto artificialmente in un laboratorio che conduce ricerche sulle armi biologiche. Queste teorie sarebbero state smentite anche da 27 eminenti scienziati di 9 paesi che hanno firmato la dichiarazione pubblicata dalla rivista medica Lancet che queste teorie sono praticamente impossibili. Inoltre il direttore generale dell’OMS, il dott. Tedros Adhanom, ha anche messo in guardia contro voci e disinformazione, parlando dell’infodemia, che deve essere combattuta a fianco dell’epidemia.
Anche due programmi della Fox News hanno promosso la teoria che l’epidemia di coronavirus sia stata progettata in un laboratorio ad alta sicurezza ospitato nell’Istituto di Virologia di Wuhan. Anche questa teoria sulle origini della malattia da coronavirus a Wuhan è già stata sfatata, facendo eco all’ex consigliere della Casa Bianca Steve Bannon e al suo miliardario benefattore Guo Wengui.
L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha dichiarato nei giorni scorsi che l’epidemia di virus in Cina è un’emergenza di sanità pubblica di interesse internazionale. Anche l’OMS ha voluto smitizzare alcuni luoghi comuni che sono sempre stati diffusi con l’aiuto del web come che la somministrazione di antibiotici non aiuta perché agiscono solo contro i batteri, e non contro i virus come lo è il COVAS-19.
Ad alcuni pazienti possono essere stati somministrati antibiotici in ospedale se si è verificata una co-infezione batterica, come è successo in alcuni casi. Secondo l’OMS non esiste un farmaco specifico raccomandato per il trattamento del nuovo virus.
Infine le persone di tutte le età possono essere infettate dal virus anche se le persone anziane e le persone con condizioni mediche croniche come l’asma, il diabete e le malattie cardiache sembrano essere più vulnerabili ad ammalarsi gravemente con il coronavirus.
L’OMS ha invitato le persone a seguire in materia di prevenzione alcune buone pratiche di igiene come la pulizia delle mani, evitando il contatto ravvicinato con chiunque abbia la febbre o la tosse ed evitando il consumo di prodotti animali crudi o poco cotti.
Intanto il coronavirus continua la sua diffusione ecco i dati aggiornati dall’OMS fino al 21 febbraio scorso. In Cina il virus è in rapida diffusione e ha infettato almeno 75.892 persone e ucciso 2.360 persone.
Le persone che hanno contratto il virus confermate nel resto del mondo dall’OMS al 22 febbraio del 2020 sono: la Diamond Princess (634), Corea del Sud (433), Giappone (108), Singapore (86), Hong Kong (69), Malaysia (22), Taiwan (26), Vietnam (16), Australia (21), Filippine (3), Cambogia (1), Thailandia (35), India (3), Nepal (1), Sri Lanka (1), Stati Uniti (35), Canada (9), Germania (16), Francia (12), Regno Unito (9), Italia (60), Federazione Russa (2), Spagna (2), Belgio (1), Finlandia (1), Svezia (1), Emirati Arabi Uniti (11), Iran (28), Egitto (1), Macao (10), Israele (1) e Libano (1).
Tra le vittime del coronavirus ci sono 2 persone morte sulla Diamond Princess, 2 Hong Kong, , 2 in Italia, 2 Korea del Sud, 1 nelle Filippine, 1 in Giappone, 1 in Francia, 1 in Taiwan, 2 nella Corea del Sud e 4 in Iran.
Secondo molti studiosi la disinformazione e le notizie false sui social media durante le epidemie di malattie infettive, inclusa l’attuale nuova epidemia di coronavirus, possono costare la vita. Attraverso la disinformazione possono aumentare i rischi di contagio.
L’effetto più diretto di questa disinformazione porta a delle implicazioni anche di natura geopolitica. Ad esempio, 5 diversi media nella regione baltica sono stati recentemente hackerati e sui loro siti web è stata pubblicata una falsa storia in cui si afferma che ad alcuni soldati statunitensi dislocati in Lituania presso le forze NATO è stato diagnosticato il coronavirus.
Le implicazioni di questa pandemia sono anche di natura economica. La dipendenza dalle esportazioni cinesi da parte di paesi come gli Stati Uniti significano che ci sarà un effetto a catena in tutto il mondo. Inoltre le fabbriche hanno ritardato l’apertura dopo il capodanno cinese in quanto gli operai sono rimasti a casa per aiutare a ridurre la diffusione del virus. La pandemia sta rallentando la crescita dell’economia cinese, che per riprendersi dovrà mobilitare le risorse dell’intera nazione.