Coronavirus nel Golfo: il limbo dei lavoratori stranieri

di Jessica Pulsone –

Mentre in Europa la curva epidemica comincia a segnare una diminuzione di contagi e di decessi, nelle ricche monarchie del Golfo l’emergenza Coronavirus non accenna a rientrare. I casi registrati finora sono più di 26mila e i dati più allarmanti riguardano la diffusione del virus tra i lavoratori stranieri impiegati nei settori delle costruzioni, del turismo e dell’assistenza domestica.
Il massivo afflusso di lavoratori dall’estero, vero motore delle economie dei paesi rentier, ha avuto inizio negli anni ’70 ma negli ultimi tempi ha subito un rapido incremento in risposta alle esigenze di un settore turistico in rapido sviluppo e all’organizzazione di eventi di rilievo mondiale come l’Expo 2020 a Dubai e il Fifa World Cup 2022 a Doha. L’Expo 2020, ormai rinviato di 12 mesi, avrebbe dovuto portare a Dubai 11 milioni di visitatori stranieri, mentre il Qatar stimava di ospitare 1,5 milioni di spettatori in occasione dell’atteso evento sportivo. Il fenomeno ha raggiunto una portata tale che ad oggi i lavoratori stranieri costituiscono tra il 60% e il 90% della forza lavoro. La consistente presenza di immigrati provoca un grave squilibrio demografico nella regione: in Bahrain, Kuwait e Qatar essi superano addirittura i locali. In Qatar, il caso più emblematico, lo scorso anno solo un decimo della popolazione totale era autoctona.
L’Arabia Saudita, che detiene il triste primato del maggior numero di casi positivi- oltre 9mila, ha comunicato che l’83% dei nuovi contagiati non è di cittadinanza saudita, secondo al Jazeera. Al Arabiya riporta che anche in Bahrain la percentuale più alta dei nuovi test positivi è stata riscontrata nella popolazione straniera. Le rigide misure adottate dalle petro-monarchie dunque, sembrano non aver impedito la diffusione del virus tra i lavoratori provenienti da paesi a basso reddito come Nepal, India, Pakistan, Bangladesh, ma anche dall’Africa e da altri paesi arabi. Il virus infatti ha trovato negli alloggi sopraffollati e nei quartieri popolari le condizioni ideali per propagarsi.
In molti casi i governi hanno garantito che i trattamenti medici per gli affetti da Covid-19 saranno gratuiti per tutti i residenti, compresi gli stranieri e che procederanno con la sanificazione degli ambienti di lavoro. Inoltre, il Bahrain e gli Emirati Arabi hanno annunciato che, in rispetto delle norme di distanziamento sociale, adibiranno scuole e edifici inutilizzati ad abitazioni per i lavoratori. Tuttavia, numerosi operai edili hanno perso il lavoro e vivono ormai da settimane in condizioni di totale precarietà, spesso isolati, con visti in scadenza e senza stipendio, in bilico tra il desiderio di tornare a casa e il diniego dei loro paesi d’origine, come nel caso dell’India che ha dichiarato che voli di rientro non potranno essere organizzati prima della fine del lockdown. Al momento solo il Pakistan, su insistenti richieste del governo emiratino, ha disposto voli speciali per il rientro in patria dei suoi cittadini. Nel consolato pakistano di Dubai le richieste di rimpatrio raccolte sono più di 40mila.