Energia. Il modello “verde” del Costa Rica

di C. Alessandro Mauceri –

Costa Rica digaÈ passata quasi in sordina la notizia secondo cui da circa tre mesi (75 giorni, per l’esattezza) il Costa Rica soddisfi il proprio fabbisogno energetico solo ed esclusivamente grazie a fonti energetiche rinnovabili. La cosa è stata resa nota dal Costa Rican Electricity Institute nei giorni scorsi. Grazie alle abbondanti piogge, quattro dei principali impianti idroelettrici del Paese hanno dato energia al Costa Rica senza necessità dell’apporto di fonti derivate dagli idrocarburi. Lo confermerebbero i dati del sistema elettrico nazionale, che da gennaio hanno notato questa tendenza che ancora non si è esaurita. Il paese genera fino all’80 per cento della propria energia elettrica con impianti idroelettrici. La restante parte della richiesta di energia viene soddisfatta grazie al solare e a impianti geotermici.
Già alcuni anni fa, nel 2012 (ma anche in quella occasione, chissà perché, se ne parlò poco), il Costa Rica aveva dichiarato che oltre il 90 per cento dell’energia utilizzata nel paese era “autoprodotta” e, cosa ancora più sorprendente, generata nel pieno rispetto dell’ambiente: niente combustibili fossili, niente nucleare, niente di tutto questo.
E mentre si concedeva grande risalto ad alcuni paesi europei per essere riusciti a soddisfare una minima parte della richiesta di energia da fonti rinnovabili (in Italia la percentuale di energia prodotta da tali fonti si aggira sul 22,2%, con il 15,8% che deriva dal solo idroelettrico, mentre in Europa la situazione non è molto migliore), nessuno guardava a ciò che stava accadendo nel piccolo stato centro-americano.
Visto il successo dell’iniziativa il governo del Costa Rica ha deciso di investire ancora di più in altre centrali geotermiche: lo scorso anno è stato lanciato un progetto per la realizzazione di una nuova centrale nella provincia di Guanacaste, nel nord ovest del paese. Gli impianti dovrebbero arrivare a generare elettricità ad un costo di circa 5 centesimi per chilowattora. Decine di volte meno di quanto costa l’energia a quasi tutti i paesi europei, con un impatto sull’ambiente quasi nullo e, cosa ancora più importante, liberi dalla dipendenza dalle forniture da altre nazioni (si pensi alle attuali dispute per il gasdotto della Gazprom in Ucraina o alle conseguenze legate al Greenstream, il gasdotto che collega la Libia con l’Italia).
Uno studio del Wwf aveva rilevato che “Finanziando con un miliardo di euro infrastrutture sostenibili e programmi ambientali in agricoltura, si possono creare 29mila posti di lavoro. Con un investimento mirato della stessa cifra, i posti di lavoro diventerebbero circa 52.700 nel settore delle energie rinnovabili, o 25.900 nei settori del risparmio energetico (soprattutto in quello edilizio)”. Soldi spesi bene quindi. Ma dove aveva trovato questi soldi il Costa Rica?
Tutto ciò è stato possibile soprattutto grazie alla decisione di non spendere cifre spropositate in armi e armamenti: fin dal dopoguerra il Costa Rica ha quasi eliminato l’esercito, il paese non ha spese militari consistenti da decenni e, soprattutto, non è costretto a combattere guerre che comporterebbero costi spaventosi e che servirebbero solo ad arricchire le industrie di armi e armamenti e a conquistare “spazi economici” per le grandi multinazionali. Così facendo il Costa Rica ha potuto investire i soldi risparmiati in progetti per lo sviluppo e per risolvere problemi interni come l’accesso alle fonti energetiche rinnovabili o la riforestazione. Negli ultimi anni il è diventato primo al mondo anche per la percentuale di riforestazione – un altro record di cui si è parlato poco.