Cpi. Relazione sulle indagini internazionali: Bensouda, ‘crimini di guerra dei britannici in Iraq’

di C. Alessandro Mauceri

Il procuratore del Tribunale penale internazionale (ICC), Fatou Bensouda, ha presentato ieri la propria relazione sulle attività di esame preliminare relativa all’anno 2017. Il documento, che vuole essere anche una panoramica sulle attività di esame preliminare svolte dall’ICC tra il 1mo ottobre 2016 e il 30 novembre 2017, ha riguardato dieci casi internazionali in vista di eventuali indagini approfondite.
Per due di questi la Bensouda ha chiesto l’autorizzazione ad avviare un’inchiesta, nella fattispecue Burundi e Afghanistan. Una invece è stata chiusa, cioè la situazione sulle navi registrate delle Comore, Grecia e Cambogia. Altre sette indagini restano aperte e sotto esame: Colombia, Repubblica del Gabon, Guinea, Palestina, Nigeria, Ucraina e Iraq/UK.
Particolare attenzione è stata riservata alla annosa e spinosa questione delle violenze esercitate da militari del Regno Unito in Iraq: la Bensouda ha affermato che vi è una “base ragionevole” a credere che i soldati del Regno Unito abbiano commesso reati contro persone detenute nel corso del conflitto in Iraq durante le operazioni dell’esercito britannico, iniziate nel 2003 e conclusesi nel 2009.
“A seguito di un’accurata valutazione fattuale e giuridica delle informazioni disponibili,l’Ufficio ha raggiunto la conclusione che esiste una base ragionevole per credere che i membri delle forze armate del Regno Unito abbiano commesso crimini di guerra contro le persone in loro custodia”, ha detto la Bensouda.
Le accuse crimini di guerra commessi dalle truppe britanniche sul campo di battaglia erano già state respinte. In quell’occasione, la Corte aveva ritenuto di non dover intraprendere alcuna azione. Tuttavia nel 2014 le indagini dell’ICC erano state riaperte a causa di nuovi particolari riguardanti diverse vicende. Come quella di Bahai, receptionist iracheno di un hotel, torturato a morte dalle truppe britanniche nel 2003. Dopo aver difeso e rappresentato la sua famiglia, Phil Shiner, legale inglese, era stato perseguito dall’autorità nazionale degli avvocati e radiato dall’ordine.
“Pensiamo che gli sforzi sostenuti per indagare sulle accuse escludano la necessità di qualsiasi indagine da parte della ICC” ha dichiarato un portavoce del governo britannico che ha aggiunto: “Abbiamo il dovere di indagare su accuse credibili di illecito da parte delle forze armate del Regno Unito, e questo è quello che stiamo già facendo”.
Evidentemente di diverso parere Fatou Bensouda, del Tribunale penale internazionale, che pur riconoscendo e lodando la collaborazione dei suoi interlocutori britannici “including the Service Prosecution Authority and IHAT, senior staff of both agencies, and other relevant State officials”, ha deciso che è necessario scavare più a fondo sul comportamento delle forze armate di Sua Maestà durante la guerra in Iraq.