di Guido Keller –
Il socialista Zoran Milanović è riuscito a battere al ballottaggio, con l’ampio margine del 74% contro il 26% delle preferenze, il conservatore di Unione Democratica Croata Dragan Primorac, riconfermandosi così alla presidenza della Croazia. In precedenza, dal 2011 al 2016, era stato primo ministro, ruolo oggi in mano al suo acerrimo rivale Andrej Plenković, dello stesso partito di destra di Primorac.
Critico verso il sostegno dell’occidente all’Ucraina, Milanović è da considerarsi un “europrudente”, con relativa tendenza all’euroscetticismo e all’anti-atlantismo. In Croazia il presidente della Repubblica non può essere iscritto ad alcun partito, ma in precedenza era leader del Partito Socialista. Secondo la forma di Stato, il presidente ha una funzione sia rappresentativa che esecutiva, dovrà quindi cooperare con il governo innanzitutto per tenere sotto controllo il tasso di inflazione, che è il più alto dell’eurozona, come pure combattere la corruzione, tanto che anche di recente diversi politici sono sti coinvolti in scandali di mazzette. Vi sono poi i problemi della carenza di manodopera, della disuguaglianza sociale percepita, del calo demografico e dell’aumento del tasso di criminalità.
Appena eletto Milanović ha esultato tra i suoi a Zagabria con un “Grazie Croazia!”: “Questa vittoria è il riconoscimento del mio lavoro negli ultimi cinque anni e un messaggio del popolo croato a chi di dovere”.
L’affluenza al voto di ballottaggio è stata del 44%.