Cuba. Il paese dipende da Trump

di Manuel Giannantonio

Donald trump grande“Fidel Castro è morte!”. Questa esclamazione su Twitter, con la quale il neo eletto presidente Trump ha bollato la scomparsa dell’ex leader cubano, la dice lunga sulle incertezze che potrebbero caratterizzare le esili relazioni tra Cuba e USA nell’ormai imminente era Trump. Una posizione in netta contrapposizione con il pensiero del presidente uscente Barack Obama che ha teso la mano al popolo cubano.
In qualità di candidato allo studio ovale, ricorda il New York Times, Trump ha criticato durante la campagna elettorale il riavvicinamento degli Stati Uniti con Cuba voluto da Obama dallo scorso dicembre 2014, stimando che il presidente afroamericano abbia fatto troppe “concessioni”, promettendo di tornare sulle decisioni prese “a meno che Castro non soddisfi le nostre domande”.
La settimana scorsa, aggiunge il giornale, Trump ha nominato nel suo “transition team” Mauricio Claver-Carone, un ardente sostenitore dello status quo dell’embargo americano contro Cuba. In un comunicato, la squadra di Trump ha qualificato Fidel Castro “feroce dittatore”. Tuttavia, non è detto che Trump segua questa linea dura. La questione cruciale resta quella di sapere se il magnate immobiliare si mostrerà uomo d’affari e permetterà alle misure di Obama di perdurare oppure se manterrà le promesse che gli hanno permesso di farsi eleggere, rimettendo in gioco relazioni diplomatiche e importazioni illimitate di sigari cubani recentemente autorizzati da Obama.
Durante le primarie repubblicane, Trump ha indicato diverse volte, di non opporsi alla ristabilizzazione delle relazioni diplomatiche. Inoltre, secondo il Wall Street Journal, Trump rischia di scontrarsi alle resistenza delle imprese americane “ormai profondamente impegnate a Cuba con gli investimenti avviati dalla politica dall’amministrazione Obama.
Per il quotidiano conservatore la morte di Fidel accresce la pressione politica sul futuro presidente, per altro già altissima, spinta dall’intransigenza di una parte dei repubblicani. Nemmeno un ex responsabile dell’amministrazione Obama si aspetta di vederlo raggiungere compromessi.