Dal Bataclan a Sanremo, la musica sfida il terrorismo. “Non mi avete fatto niente” trionfa all’Ariston

di Daniele Priori

Il brano scritto e interpretato da Fabrizio Moro e Ermal Meta si ispira alla lettera del marito di una vittima della strage parigina che agli jihadisti scrisse: “Non avrete il mio odio”.

Il mondo della musica non ha paura del terrorismo, anzi, a due anni e mezzo dall’attacco al teatro Bataclan di Parigi, dove trovarono la morte 90 spettatori di un concerto rock, lo sfida apertamente su un altro palco, quello del festival di Sanremo, attraverso le parole a tratti anche urlate, le note e la ritmica tambureggiante del brano che ha trionfato nella 68esima edizione appena conclusa: ”Non mi avete fatto niente”, scritto e cantato da una coppia di giovani cantautori impegnati: Fabrizio Moro, già vincitore di Sanremo Giovani nel 2007 col brano antimafia “Pensa” e dall’autore albanese Ermal Meta, un nuovo italiano che lo scorso anno aveva stupito tutti raccontando la dura realtà di bambino cresciuto in Albania attraverso il brano “Vietato morire”.
“Sia io che lui – aveva dichiarato all’Ansa Fabrizio Moro nei giorni precedenti all’inizio del Festival – abbiamo ricevuto tantissime mail, in cui i nostri fan ci dicevano di aver paura di partecipare ai concerti. Da lì è nata la necessità di raccontare la voglia di rivalsa che hanno le persone, la ribellione che abbiamo dentro. E di quanto la gente abbia subito il terrorismo, soprattutto mediatico in questo ultimo anno”.
Ad ispirare il testo, soprattutto il titolo particolarmente forte, è stata una lettera aperta pubblicata su Facebook all’indomani della strage di Parigi, scritta da Antoine Leiris, marito di Helene Muyal, morta dentro il Bataclan. Un messaggio nel quale l’uomo, un giornalista radiofonico 34enne, diceva a chiare note ai terroristi: ”Non avrete il mio odio” e nemmeno quello del figlio, il piccolo Melvil che allora aveva appena 17 mesi, rimasto orfano della madre che, tuttavia “farà merenda come ogni giorno e poi giocheremo insieme, come ogni giorno, e per tutta la sua vita questo petit garçon vi farà l’affronto di essere libero e felice. Perché no, voi non avrete mai nemmeno il suo odio”, parole risuonate all’Ariston grazie a Simone Cristicchi, intervenuto nella penultima serata a sostegno del brano di Moro e Meta.
Nel festival degli ascolti record, diretto magistralmente da Claudio Baglioni, i temi sociali, dunque, un po’ come ogni anno, hanno avuto il loro rilievo. Tra questi un filo rosso ha collegato al brano vincitore, le storie di altre vittime del terrorismo: i migranti, interpretate da Mirko e il Cane, cantautore romano arrivato secondo nella sezione giovani e insignito del premio Jannacci dalla critica oltre all’applauditissimo monologo recitato dall’attore-conduttore Pierfrancesco Favino, tratto da “La notte prima della foresta”, storia di un giovane che cerca in tutti i modi di trattenere uno sconosciuto incontrato per caso su un marciapiede, una sera in cui si sente solo. Il giovane non è del luogo, sembra uno straniero. Allo sconosciuto racconta il suo mondo: una periferia dove piove, un posto dove ci si sente estranei, dove non si lavora più. Un mondo notturno che attraversa per fuggire, senza girarsi indietro. E un messaggio più o meno indiretto che dal palco del festival della canzone italiana ha certamente raggiunto luoghi divenuti tristemente simbolo negli ultimi giorni come Macerata e le orecchie dei troppi leader in campagna elettorale in Italia (e alcuni presenti anche in platea a Sanremo) che non esitano a usare la paura e un pericoloso razzismo di ritorno, fondato su ignoranza e falsità per cercare di attrarre consensi. Quanto di più distante possa esserci dall’arte che, a suo modo, riscuotendo molti applausi, ha dato la sua risposta.

Per vedere il video: https://youtu.be/9vSDfRMrJU4