Danimarca. Non bastavano le pellicce: visoni sterminati per la mutazione del Covid

di C. Alessandro Mauceri

In Danimarca è strage di visoni. La decisione è stata presa dal governo dopo che una forma mutante di COVID-19 potenzialmente resistente ai futuri vaccini ha cominciato a diffondersi tra i visoni d’allevamento e dopo che una mutazione del virus è stata trovata in 12 persone nella parte settentrionale del paese.
I primi segnali d’allarme risalgono al mese di aprile, quando sono stati rilevati i primi casi di infezione in 15 allevamenti dello Jutland del Nord. Poche settimane dopo il governo ne aveva autorizzato l’uccisione. Solo a ottobre però il consorzio veterinario danese dello Statens Serum Institut e l’Università di Copenaghen hanno confermato che esistono “due nuove varianti di COVID-19 provenienti da allevamenti di visoni sono particolarmente preoccupanti”.
Per questo motivo è stata ordinata l’uccisione di tutti i visoni e il governo danese ha introdotto misure di salvaguardia più severe in alcune parti del paese.
Il ministro danese per l’Alimentazione, Mogens Jensen, ha detto che 207 aziende agricole sono state infettate e la malattia si è diffusa in tutta la penisola occidentale dello Jutland. Il ministro della Sanità Magnus Heunicke ha riferito che metà dei 783 casi umani di COVID-19 nel nord della Danimarca “sono legati” al visone. “Il virus mutato nel visone può avere conseguenze devastanti in tutto il mondo”. Kare Molbak, capo dello State Serum Institute, l’autorità nazionale per il controllo delle malattie infettive, ha parlato di un ceppo virale che presenta mutazioni sulla proteina spike, la parte del virus che infetta le cellule sane. “C’è il rischio che i vaccini che prendono di mira la proteina spike non forniscano una protezione ottimale contro i nuovi virus che si verificano nel visone”, ha detto in un rapporto pubblicato dall’istituto.
Ancora oggi, a cinque mesi dai primi abbattimenti, non sono però ancora chiari i motivi di trasmissibilità del contagio tra uomini e visoni.
“La morte di milioni di visoni, abbattuti per COVID-19 o uccisi per la pelliccia, è una tragedia per il benessere degli animali. Gli allevatori di pellicce hanno ora una opportunità di allontanarsi da questa industria crudele e morente e scegliere un più umano e sostenibile sostentamento”, ha dichiarato la portavoce della Humane Society International-Europe, Joanna Swabe.
Oggi la Danimarca è il maggiore esportatore al mondo di pellicce di visone: ogni anno, circa 19 milioni di pellicce finiscono sui mercati esteri, principalmente in Cina e a Hong Kong. Kopenhagen Fur, che riunisce 1.500 allevatori danesi, rappresenta il 40% della produzione mondiale di visoni.
L’abbattimento dei 15 milioni di visoni del paese potrebbe avere conseguenze economiche non indifferenti: secondo stime del governo il costo sarebbe di 5 miliardi di corone danesi
“Gli sviluppi in Europa sono davvero significativi e stiamo compiendo un grande passo verso il fatto che gli allevamenti da pelliccia siano solo una reliquia del passato”, ha detto Joh Vinding, direttore di Anima, una associazione ambientalista che opera sul territorio.
La Danimarca non è l’unico paese dove si sono verificati casi simili. Anche in altri paesi le misure adottate sono state drastiche: in Spagna sono stati uccisi 100mila visoni dopo che erano stati rilevati casi di coronavirus in una fattoria nella provincia dell’Aragona. A maggio, dopo l’aumento di casi di visoni infetti negli allevamenti olandesi, il Ministro dell’Agricoltura Carola Schouten ha comunicato al Parlamento che è “plausibile che un visone abbia infettato i dipendenti di un’azienda” e il 4 giugno il governo ha ordinato l’abbattimento di migliaia di visoni.
Si tratta di una strage di animali senza precedenti. Una strage che sarebbe stato possibile evitare solo rinunciando alla passione ingiustificata per le pellicce di questi adorabili animaletti.
In Europa, fino ad ora, solo 15 paesi hanno introdotto un divieto su tutti gli allevamenti di animali da pelliccia (inclusi Norvegia, Belgio, Inghilterra e Paesi Bassi e con eliminazione graduale fino al 2024). Anche l’Italia, dove sono attivi una decina di allevamenti di visoni, non è rimasta indenne a questi eventi. Gli allevamenti di visoni in Italia sono situati proprio nelle zone più colpite dalla pandemia, incluse Lombardia e Veneto. Sottoposti al tampone, ad Agosto, sono risultati positivi al coronavirus alcuni campioni prelevati dai visoni in un allevamento nel nord Italia.