Danimarca. Nuova stretta sui rifugiati: verranno gestiti in un paese terzo, anche se la domanda sarà accolta

di Enrico Oliari –

In tema di migranti la Danimarca ha deciso di fare a modo suo sfidando Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati e Unione Europea. Il Parlamento del regno ha infatti approvato una legge con 70 voti favorevoli e 24 contrari che prevede concretamente la non accoglienza, ovvero che le domande di asilo e di altre forme di protezione internazionale siano analizzate in un paese terzo esterno all’Unione Europea, il quale viene chiamato a farsi carico di gestire i richiedenti sia che la domanda venga accettata che respinta. Ancora non è chiaro quale sia il “paese terzo”, c’è chi pensa ad accordi presi dal regno con Ruanda, Egitto ed Eritrea, ma tanto è valso che l’iniziativa del governo socialdemocratico guidato dalla premier Mette Frederiksen, che sul tema ha avuto lo scontato appoggio dell’estrema destra, scatenasse i reprimenda di Onu e Ue.
Per Unhcr siamo infatti davanti ad una legge che viola i principi di cooperazione internazionale per i rifugiati, ed il responsabile dell’organismo Onu i Paesi nordici e baltici Henrik Nordentoft ha affermato che “la modifica così drastica e restrittiva nella legislazione danese sui rifugiati rischia di avviare un effetto domino che porterà altri paesi europei a valutare la possibilità di limitare la protezione dei rifugiati sul proprio suolo”.
Per la Commissione europea “trovano condivisione le preoccupazioni espresse dall’Alto commissariato per i rifugiati dell’Onu, sia sulla compatibilità degli obblighi internazionali della Danimarca, che sul rischio di minare le fondamenta del sistema internazionale di protezione dei profughi”, ed ora verrà analizzata la legge voluta dal governo danese per studiare a Bruxelles se e come procedere.
E’ palese che quel rischio di un “effetto domino sui pesi europei” preoccupi gli organismi sovranazionali ed i paesi di confine in un momento delicatissimo per, ad esempio, la revisione dell’Accordo di Dublino richiesta dall’Italia: esso prevede sostanzialmente che ogni migrante, sia esso clandestino che richiedente asilo, venga gestito nel paese di primo arrivo, una batosta per i paesi ai confini dell’Unione Europea come Grecia, Italia, Spagna e Balcani.
La Danimarca non ha una tradizione ospitale nei confronti di profughi e migranti. Nel gennaio 2016 il governo del premier Lars Lokke Rasmussen aveva promosso una legge, approvata oltre che dagli xenofobi del Partito del popolo (Df), dall’Alleanza liberale, dal Partito popolare conservatore e dai socialdemocratici, che prevedeva la possibilità per la polizia di sequestrare i beni di valore ai migranti per pagare i costi dell’ospitalità nei centri per rifugiati lasciando loro 1.340 euro (10mila corone), oltre che a tempi più lunghi per il ricongiungimento famigliare, cioè fino a tre anni, come pure una stretta sui permessi di soggiorno. Nel 2015, dopo aver fatto pubblicare sui giornali libanesi un’inserzione a pagamento per avvisare i migranti di non giungere in Danimarca “perché abbiamo dimezzato gli aiuti a profughi ed immigrati”, il governo di Copenhagen aveva deciso clamorosamente di bloccare il traffico ferroviario dalla Germania. Le autorità danesi erano arrivate a tale decisione dopo che circa 300 migranti, tra i quali donne e bambini, erano risaliti per la Germania diretti in Svezia, attraversando la parte meridionale della penisola dello Jutland per poi girare a est verso Copenhagen e da lì in treno fino all’isola di Malmo, in Svezia.
Un mese fa il governo di Copenhagen ha dichiarato la zona di Damasco ed altre parti della Siria “sicure”, per cui si è messo a togliere la protezione internazionale a centinaia di rifugiati siriani, che comunque non potranno essere immediatamente rimpatriati in quanto la Danimarca e la Siria non hanno relazioni diplomatiche. Il ministro dell’Immigrazione Danese, Mattias Tesfaye, ha fatto sapere che “sin dall’inizio avevamo detto ai rifugiati provenienti dalla Siria che il loro permesso di soggiorno è temporaneo. Può essere ritirato se la protezione non è più necessaria”.