Draghi e Biden d’accordo su tutto. Ma il premier italiano vuole prudenza con la Cina

di Enrico Oliari

Non è trapelato molto del colloquio tra il premier Mario Draghi e Joe Biden a margine del G7. Draghi ha fatto sapere che l’incontro è andato “molto bene”, al presidente Usa ha ribadito che la politica estera dell’Italia ha come pilastri “l’europeismo e l’atlantismo”, ed i due hanno convenuto su una serie di temi quali “donne, giovani, difesa degli ultimi, diritti umani, diritti civili, diritti sociali e tutela dell’ambiente, che è il tema chiave della nostra presidenza del G20”.
Dalle scarne righe emesse dagli uffici stampa si è saputo che c’è l’impegno di Italia e Usa a cooperare sulle questioni libica, russa e cinese, ma è proprio su quest’ultimo tema che sussistono divergenze fra le due amministrazioni,
Dalla Cornovaglia è infatti affiorato un atteggiamento più prudente di Italia e Germania verso la Cina, ormai il nemico numero uno degli Stati Uniti fin dall’epoca Trump. E’ certo che per l’economia statunitense l’espansionismo economico cinese sta diventando sempre più un problema di cui la guerra dei dazi avvita da Donald Trump rappresenta solo la superficie, tanto che proprio al G7 Biden ha lanciato il B3W in contrapposizione alla Nuova Via della Seta di Pechino. Tuttavia i rapporti commerciali tra l’Italia e la Cina affondano nella storia, ed il governo Conte 1 (Lega – 5Stelle) aveva preso accordi tra i borbottii di Bruxelles per far terminare la direttrice marittima della Nuova Via della Seta in Italia.
Draghi e Merkel hanno così espresso perplessità al G7 sulla creazione di una task force multilaterale per affrontare le sfide che arrivano dalla Cina, se non altro per non essere trascinati in un’escalation di beghe o in una guerra di dazi.
Già fra l’Ue e la Cina sono momenti di tensione, dopo le sanzioni introdotte a marzo per la repressione della minoranza uigura e le contromisure cinesi, che hanno portato in luglio a sospendere i colloqui per la ratifica dell’accordo commerciale Ue-Cina (Cai – Comprehensive Agreement on Investment), ma è un dato di fatto che la Cina è un protagonista della scena mondiale con cui si è costretti ad aver a che fare.
Caustico l’ambasciatore cinese a Londra, per il quale “i giorni in cui le decisioni globali erano dettate da un piccolo gruppo di paesi sono finiti da parecchio tempo”. “Noi crediamo – ha aggiunto – che i paesi grandi o piccoli, forti o deboli, ricchi o poveri siano tutti uguali, e che gli affari del mondo debbano essere gestiti attraverso la consultazione”. Il principio è buono, ma la realtà è che il suo paese ha intrapreso una forma di neo colonialismo molto aggressiva specialmente in Africa, dove il fenomeno del land grabbing sta causando migrazioni (in Europa) e povertà.