Draghi in Libia per la cooperazione. Ma al-Dbeibah vuole ripartire dall’accordo del 2008

di Enrico Oliari

Il presidente del Consiglio Mario Draghi e il ministro degli Esteri Luigi di Maio si sono recati oggi a Tripoli per, come ha spiegato Draghi al collega libico Abdul Hamid al-Dbeibah, “ricostruire quella che è stata un’antica amicizia e una vicinanza che non ha mai conosciuto pause, pensate che l’ambasciata italiana è stata l’unica aperta durante tutto il conflitto, durante tutti questi lunghissimi anni di conflitto e di pericolo. E bisogna dar conto e dar credito del coraggio dei diplomatici che sono rimasti nell’ambasciata. Dicevo è un momento unico per ricostruire, per guardare al futuro e per muoversi con celerità e con decisione”.
Per Di Maio si è trattato di un ritorno nel paese nordafricano dopo che il 25 marzo vi si era recato con i colleghi tedesco, Heiko Maas, e francese, Jean-Yves Le Drian, mentre per il numero uno di Palazzo Chigi si è trattata addirittura della prima visita ufficiale all’estero, segno dell’importanza che riveste il dossier libico per lo Stato italiano.
Nell'”incontro straordinariamente soddisfacente, caloroso e ricco di contenuti” Draghi ha sottolineato la “nostra cooperazione in campo progettuale, con precisi riferimenti alle infrastrutture civili, in campo energetico, in campo sanitario, in campo culturale”, e ha detto che “L’Italia darà nuovo impulso all’istituto di cultura italiana all’estero e aumenterà le borse di studio per gli studenti libici che studiano italiano. C’è la volontà di rilanciare l’interscambio culturale ed economico libico. In altre parole si vuole fare di questa partnership una guida per il futuro nella piena sovranità della Libia. Anche in campo migratorio. Esprimiamo soddisfazione per quello che la Libia fa per i salvataggi. Nello stesso tempo aiutiamo e assistiamo la Libia. Il problema non è solo geopolitico, è anche umanitario. Da questo punto di vista l’Italia forse l’unico Paese che continua a tenere attivi i corridoi umanitari. Il problema delle immigrazioni per la Libia non nasce solo sulle coste libiche ma si sviluppa anche sui confini meridionali. L’Ue è stata investita del compito di aiutare il governo libico anche in quella sede. I progetti sono stati molti. C’è un desiderio di cominciare. Le commissioni miste in campo finanziario, anche per il recupero dei crediti storici e recenti, sono state riavviate. C’è voglia di fare, c’è voglia di futuro, voglia di ripartire e in fretta”.

Abdul Hamid al-Dbeibah, che è presidente del Consiglio provvisorio e il cui mandato scadrà a natale, ha affermato che è necessario nei rapporti con l’Italia ripartire dall’accordo di amicizia del 2008, stilato fra il colonnello Gheddafi e l’allora premier Silvio Berlusconi. Una richiesta quella di al-Dbeibah, che suona come una condizione per rimettere in piedi una cooperazione che per l’Italia suon come energia, mentre per i libici consiste nella riattivazione del traffico aereo commerciale, nella facilitazione della concessione dei visti per uomini d’affari, malati, studenti, nella cooperazione bancaria, nello cambio commerciale e nell’accelerazione della concessione della residenza ai libici presenti in Italia. “Questo può essere un segnale di buone intenzioni verso di noi”, ha esclamato il premier libico.

Il presidente di Federpetroli Italia Michele Marsiglia si è riferito alla giornata di oggi osservando che “Se non la vediamo come una speranza di continuità aziendale, sicuramente la visita oggi a Tripoli del presidente del Consiglio Draghi rappresenta per noi un nuovo capitolo dei rapporti tra l’Italia e la Libia”. “Oggi – sottolinea il presidente della FederPetroli Italia – gli argomenti all’ordine del giorni non vertono solo sull’energia ma sul piano operativo ci sono temi come infrastrutture e flussi migratori nonché la tanto chiacchierata Autostrada della Pace. E questo vuol dire che la missione di oggi vuol portare l’Italia ad essere sempre più presente nel paese con un ruolo decisivo nelle politiche del Mediterraneo”. “Come FederPetroli Italia e aziende contrattiste siamo in coda alle decisioni ed al ruolo che avrà ENI nei prossimi mesi come partner strategico nell’energia libica”.

Sandro Fratini, presidente di ILBDA (Italian Libyan Business Development Association) ha commentato che “Abbiamo grande fiducia nella diplomazia italiana e nel nuovo governo unificato della Libia, guidato dal primo ministro Abdul Hamid al-Dbeibah. La visita del presidente del Consiglio italiano Mario Draghi, che ha scelto la Libia per la sua prima missione all’estero dal suo insediamento, conferma l’importanza strategica e i profondi legami di amicizia che legano i nostri due Paesi. La nostra presenza in questi anni, malgrado le circostanze che i libici hanno attraversato non si è mai interrotta ed oggi possiamo dire che sono state speranze ben riposte”. Ha dichiarato Sandro Fratini, Presidente di ILBDA Italian Libyan Business Development Association, che aggiunge: “Siamo stati i primi nel 2017 ad avere un ufficio di rappresentanza a Tripoli, di pari passo con la riapertura della nostra Ambasciata nel gennaio del 2017. Siamo pronti a sostenere le Istituzioni e i privati che intendono avere un ruolo positivo nella ricostruzione”.
Secondo Fratini, già vice presidente della Camera di commercio tunisino-italiana, le aziende italiane possono e devono avere un ruolo centrale nell’accompagnare i libici verso la costruzione di uno Stato moderno ed avanzato. “Ovviamente – spiega il presidente di ILBDA – il cessate-il-fuoco resta fondamentale per qualsiasi attività che ci accingiamo ad intraprendere, ma ci sono segnali positivi che dobbiamo cogliere a vantaggio della nostra imprenditorialità e impresa”. In Libia, si sta aprendo un ventaglio di opportunità per tantissimi giovani. Non solo nel settore petrolifero ed energetico, ma anche per chi opera nei settori dell’edilizia, commercio, comunicazione, tecnologia, aviazione, scienza, farmaceutica, fino alla ristorazione. “I libici ci chiedono materiali e prodotti italiani, ma hanno anche bisogno di ingegneri ed architetti per completare i progetti architettonici ed infrastrutturali in stallo da anni”, ha sottolineato Fratini.