Editoriale – Migranti, indignazione e “Tiggì”

di Enrico Oliari –

Sono il primo ad essere contrario ad un’immigrazione clandestina incontrollata, ai “maneggioni”, ai trafficanti, alle ong che incentivano con la loro opera le partenze e favoriscono di conseguenza i naufragi (la maggior parte dei migranti arriva però con la Guardia Costiera) e persino all’attuale sistema di accoglienza dei profughi, dei quali non si guarda il conto corrente o i beni immobiliari e vengono considerati a priori dei poveracci a cui bisogna dare tutto. Ma attenzione a parlare di “indignazione costruita” ad hoc dei “tiggì”, di informazione farlocca nel momento in cui vengono trasmesse le immagini delle barche rovesciate e dei bambini morti in mare: nei campi profughi libici (e iracheni) ci sono stato, i ragazzi di 18 anni senza un rene perché gliel’hanno espiantato per il mercato degli organi mentre erano sotto anestesia per essere operati ad una gamba maciullata da un missile al-Shabaab, li ho visti davvero. I figli neonati delle donne violentate e poi accoppate, i giovani bastonati e persino torturati con i cavi elettrici alla testa, esistono davvero, si possono conoscere in quei campi. Il problema migranti c’è, come pure il magna magna dell’accoglienza, dei trafficanti e delle tribù del deserto che ci campano sopra perché non hanno altra forma di sostentamento per via di una guerra civile fatta dagli europei, ma togliamocela dalla testa l’idea che giovanotti e famiglie intere attraversano deserto, mare, paesi in guerra, si addentrano in quell’infero che si chiama Sahel, lasciano famiglie che si indebitano per farli partire, solo perché non sanno cosa fare e sperano nell’Eldorado. Se non si risolvono le cause, l’immigrazione continuerà a partire e sarà sempre peggio, dal momento che fra meno di un secolo la popolazione africana sarà di un miliardo di persone.
Se non si affronta il problema dell’espansionismo economico cinese, una delle prime cause dell’emigrazione africana, non si risolve niente; se non si interviene su certe dittature (in Eritrea la leva obbligatoria è di 20 anni…. prova a farti una famiglia!), non si risolve niente; se non fermano le guerre come nel sud della Somalia e nel nord della Nigeria, non si risolve niente.

Il problema Cina si chiama Land grabbing: la Cina deve dare da mangiare a quasi un miliardo e mezzo di persone, che a differenza di prima non si accontentano di riso e cavoli, perché guadagnano di più: buona parte della Cina è desertica ed incoltivabile, per cui le macro-aziende cinesi vanno in Africa, costruiscono ospedali, scuole, infrastrutture, ferrovie ecc. gratis, vi fanno lavorare personale loro ed in cambio si fanno assegnare enormi appezzamenti di terreno da coltivare: le famiglie che sono lì da secoli non hanno il catasto, per cui vengono espropriate e mandano i loro figli in Europa come unica forma di sostentamento.

Ragazzo somalo a cui è stato espiantato un rene per il mercato degli organi mentre, sotto anestesia, veniva operato alla gamba ferita dalle schegge di un missile al-Shabaab lanciato sull’aeroporto di Mogadiscio (Foto Notizie Geopolitiche / EO).