Madagascar. Elezioni a novembre

di Valentino De Berdanrdis

Fissata ufficialmente per il prossimo 7 novembre la data per il primo turno delle elezioni presidenziali. Rispettata la finestra temporale 25 novembre – 25 dicembre indicata dalla commissione elettorale (CENI) in gennaio. A darne comunicazione, venerdì 29 giugno, il primo ministro Christian Ntsay nell’ultimo estremo tentativo di stemperare le tensioni politiche, ed evitare una possibile escalation delle violente manifestazioni in piazza, che ormai da aprile ciclicamente interessano Antananarivo.
Sebbene l’instabilità politica sia endemica al paese, l’accesa polarizzazione registrata negli ultimi anni, con cinque governi (Beriziky, Kolo, Ravelonarivo, Solonandrasana e Ntsay) in quattro anni, la messa in stato di accusa per il presidente Rajaonarimampianina poi bocciata in parlamento per pochi voti, persino il divieto di accesso fisico i alcuni ministri nei propri dicasteri, è figlia dello scontro istituzionale tra la presidenza della repubblica e l’organo legislativo.
Accuse reciproche di ingerenze nelle specifiche competenze costituzionali, e interpretazioni più o meno forzate sul processo di nomine e defenestrazioni hanno distolto l’attenzione da quelli che rimangono i veri problemi malgasci, come il ritorno di preoccupanti emergenze sanitarie (peste) e ambientali (alluvioni) che dal 2016 al 2018 hanno messo a durissima prova il comparto agricolo, settore da cui il paese è totalmente dipendente.
Fissare una data certa per le elezioni rappresenta una prima presa di responsabilità della classe politica. Un orizzonte temporale chiaro entro cui riportare lo scontro politico in un alveo democraticamente accettabile, e neutralizzare sul nascere (si spera) le minacce dell’ex ministro della difesa, il generale Beni Xavier Rasolofonirina, di un intervento dell’esercito per garantire stabilità.
Gettare acqua sul fuoco ed arrivare a una votazione regolare è l’obiettivo di tutti i soggetti politici in campo, per evitare l’instaurazione di un nuovo regime militare. Il ricordo del colpo di stato del 2009 è infatti ancora vivo, cosi come l’abbandono degli aiuti internazionali, e il periodo di ibernazione politico-economica che il paese ha dovuto affrontare fino al 2013.
Che tipo di elezioni presidenziali ci dobbiamo attendere in autunno? Certamente non facili e dall’esito incerto. La riconferma dell’uscente Rajaonarimampianina è tutt’altro che confermata, e la cavalcata trionfante del 2013 solo un tiepido ricordo. A complicare le sue speranze di rielezioni la ormai certa candidatura di altri due pesi massimi della politica malgascia, come gli ex presidenti Ravalomanana e Rajoelina, dopo che lo scorso 3 maggio la Corte Costituzionale ha rigettato la nuova legge elettorale voluta dalla presidenza della repubblica, che avrebbe precluso la candidatura sia a Ravalomanana che a Rajoelina.

@debernardisv
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