di Giuseppe Gagliano –
Secondo un rapporto di Amnesty International, le autorità egiziane avrebbero utilizzato forze di sicurezza finanziate dall’Ue per effettuare arresti di massa e deportazioni forzate di rifugiati sudanesi. Tra gennaio e marzo 2024 circa 800 sudanesi sono stati rimpatriati con la forza, senza la possibilità di richiedere asilo. Le operazioni si sono svolte in diverse località, tra cui il Cairo, Giza e Assuan. I rifugiati, tra cui bambini e madri, sono stati detenuti in condizioni deplorevoli prima di essere deportati. Questa campagna è avvenuta nel contesto della guerra in Sudan, che ha causato una crisi umanitaria con milioni di sfollati interni ed esterni.
La situazione descritta nel rapporto di Amnesty International solleva gravi questioni politiche e umanitarie. L’uso di forze di sicurezza finanziate dall’Ue per arrestare e deportare rifugiati rappresenta un esempio inquietante di come i fondi destinati alla gestione delle frontiere possano essere utilizzati per violare i diritti umani. Questo potrebbe mettere l’Ue in una posizione di complicità rispetto alle violazioni commesse dalle autorità egiziane.
La decisione dell’Egitto di deportare i rifugiati sudanesi, nonostante la grave crisi umanitaria in Sudan, può essere vista come un tentativo di ridurre la pressione interna causata dall’afflusso di rifugiati. Tuttavia questa politica rischia di aggravare ulteriormente la situazione dei diritti umani nel paese e di compromettere la sicurezza e la stabilità della regione.
La presenza di quasi 500mila rifugiati sudanesi in Egitto evidenzia la necessità di un maggiore sostegno internazionale, e l’Egitto potrebbe cercare di ottenere ulteriori fondi internazionali per gestire la crisi.