Egitto. Ancora disordini fra gli oppositori e i sostenitori di Morsi

di Giacomo Dolzani –

Gravi scontri si sono verificati oggi al Cairo, davanti al palazzo presidenziale, tra i Fratelli Musulmani, sostenitori del presidente Mohammed Morsi, e i membri dell’opposizione laica, che protesta con forza contro le ultime decisioni prese dall’autoritario leader egiziano, succeduto a Mubarak.
Sono due i motivi principali alla base delle contestazioni: la nuova Costituzione, dalla redazione della quale è stata esclusa l’opposizione e che pone come base della legge articoli ispirati alla sharia e, in aggiunta, l’annunciata decisione di Morsi di fare sue alcune prerogative della Magistratura, a suo dire presa per estirpare la corruzione, ma che in realtà conferisce al presidente egiziano poteri eccezionali, quali l’inappellabilità delle sue decisioni davanti alla Magistratura stessa, che lo rendono praticamente un sovrano assoluto.
Per opporsi al sit-in di protesta organizzato dall’opposizione, i sostenitori del presidente Morsi sono scesi oggi in piazza per manifestare il loro appoggio alle decisioni del governo, causando tafferugli con i contestatori che erano già presenti sul posto, reduci da una marcia di protesta avvenuta la notte scorsa, a cui hanno partecipato migliaia di persone.
I manifestanti hanno sempre sostenuto l’indole pacifica della loro contestazione, ma questo non ha impedito ai rappresentanti dei Fratelli Musulmani di tacciare come violenta la protesta dell’opposizione, tanto che oggi il loro portavoce, Mahmoud Ghozlan, tramite la loro pagina Facebook dichiara che la manifestazione odierna è stata organizzata per “tutelare la legittimità, dopo le infrazioni condotte da un gruppo che pensava di poter sovvertire l’ordine o imporre la sua opinione con forza”.
L’emittente Sky News Arabia ha comunque oggi parlato di una possibile sospensione, da parte dell’ufficio di presidenza, degli articoli che attribuiscono a Morsi alcuni poteri della Magistratura.
Dopo le importanti limitazioni alla libertà di stampa volute sempre dall’attuale presidente e la deriva assolutista a cui si sta assistendo ora, se la cosiddetta Primavera Araba doveva ristabilire le libertà soppresse durante la dittatura di Mubarak, almeno in Egitto può considerarsi un fallimento.