Egitto. Controllo demografico, ‘due figli bastano’

di C. Alessandro Mauceri

I problemi geopolitici e quelli legati alle risorse idriche (e, di conseguenza, agricole) da molti anni sono oggetto di discussione in Egitto. Nei giorni scorsi, il governo egiziano ha lanciato una campagna dal titolo “Due bastano” con l’obiettivo di ridurre l’incremento demografico. L’iniziativa, affidata a un centinaio di associazioni e organizzazioni non governative, ha lo scopo di ridurre la crescita incontrollata della popolazione soprattutto tra le famiglie più povere del paese.
Di limitare la crescita demografica incontrollata in Egitto si parla da decenni: già Mubarak aveva cercato di fare qualcosa dopo che uno studio aveva dimostrato una crescita demografica intorno al 7 per cento con la popolazione praticamente raddoppiata negli ultimi trent’anni. Un dato allarmante per il paese che allora come oggi deve fare i conti con una disoccupazione allarmante e con un larga parte della popolazione che vive a ridosso della linea di povertà. Nel 2008 Mubarak definì il controllo demografico la “più grande sfida” e “un ostacolo sostanziale” allo sviluppo. Secondo diversi esperti, il controllo delle nascite introdotto con successo negli anni Ottanta e Novanta aveva smesso di funzionare dopo la rivoluzione del 25 gennaio 2011. Con la presidenza di Mohammed Morsi, l’amministrazione dichiarò pubblicamente che il controllo delle nascite non era un problema di governo. “Sotto Morsi il programma di controllo delle nascite non ha funzionato”, ammise il suo responsabile Hala Youssef.
Successivamente anche il presidente Abdel Fattah al-Sisi ha confermato che la crescita demografica è tra i pericoli maggiori per l’Egitto (alla stregua di islamismo e terrorismo). Nel 2013, dopo il golpe festeggiato con i fuochi d’artificio di Piazza Tahrir del 3 luglio 2013, la sofferenza degli egiziani era evidente. E una delle cause, oltre ai prezzi della benzina, alla criminalità, al crollo dell’economia e altri)p era proprio l’incapacità di controllare la crescita demografica. Tra il 2010 e il 2012 l’Egyptian center for public opinion research (Baseera) ha registrato un picco demografico di 560 mila nascite. Per l’istituto Baseera ”un tale salto demografico, in un periodo di due anni, è inaudito, il più alto mai registrato nel Paese”. Il pericolo, dissero i ricercatori era di diventare entro il 2050 come la Russia e il Giappone, con le conseguenti problematiche demografiche. Il rischio più volte paventato è che un tasso di natalità incontrollata e un aumento dell’aspettativa di vita potesse peggiorare la situazione economica e di conseguenza scatenare di nuovo la rabbia popolare. “Già ora c’è un tasso molto alto di disoccupazione, soprattutto tra laureati e giovani”, ha detto qualche hanno fa Hussein Sayed, docente di statistica presso l’Università del Cairo e consulente Onu per la popolazione. “Senza speranze e opportunità, queste persone saranno frustrate e una fonte di inquietudine, uno dei fattori di spinta della rivolta del 2011”. Per questo il presidente Abdel Fatah al Sisi e il ministero della Sanità lanciarono una campagna di sensibilizzazione dal nome “Operation Lifeline” per il controllo delle nascite. L’iniziativa, rivolta principalmente alle zone rurali, mirava a ridurre i tassi di natalità del 2,4 per cento. Circa 12mila “consiglieri” vennero incaricati di assistere la popolazione nella pianificazione familiare in 18 provincie rurali.
Oggi i rischi tante volte preannunciati sembrano essere diventati realtà: la popolazione egiziana sfiora i 105 milioni (otto dei quali residenti all’estero). Un argomento che ha infiammato il dibattito politico, al punto che, secondo alcuni deputati, bisognerebbe bloccare i sussidi sociali e perfino i fondi per la scuola per le famiglie con il terzo figlio, che tra l’altro, come dimostrato nel passato, sono le più povere. Una decisione estrema visto che circa il 40 per cento della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà.
Ma non si tratta di un problema limitato all’Egitto: recentemente anche in Turchia è stata registrata una crescita demografica notevole che ha sollevato critiche e polemiche sedate però sul nascere dall’appena rieletto presidente turco Recep Tayyip Erdogan che ha ribadito l’incompatibilità tra la fede musulmana e il controllo delle nascite. Un segno che il problema della crescita demografica non interessa solo l’Egitto ma molti altri paesi. Con conseguenze legate alla gestione delle risorse territoriali spesso difficili da controllare.