Egitto. Regeni: il video si complica la posizione dell’ambulante. Said, ‘presto la verità’

di Guido Keller –

È passato un anno dall’uccisione di Giulio Regeni, il ricercatore italiano di cui si erano perse le tracce al Cairo la notte del 25 gennaio 2016 (anniversario di Piazza Tahrir), ed il cui corpo seviziato era stato trovato il 3 febbraio lungo la strada che collega la capitale egiziana ad Alessandria.
La tv egiziana Sada El Balad ha riportato un video girato all’insaputa di Regeni e realizzato con una microcamera da Mohammed Abdallah, il capo del sindacato autonomi degli ambulanti del Cairo, dove lo si vede seduto ad un tavolo di un bar chiedere con insistenza soldi al ricercatore italiano.
L’argomento è quello relativo ad un progetto di ricerca sui paesi in via di sviluppo della fondazione Antipode, la quale aveva messo a tal proposito a disposizione 10mila euro: Abdallah aveva rimproverato che il denaro era troppo poco,”Mia moglie ha il cancro, per me è importante ogni tipo di soldi, mi servono”. Regeni aveva risposto che “Non sono soldi miei, non posso darteli. Io sono un accademico, non posso usarli per motivi privati”.
“I soldi – aveva spigato – arrivano ma attraverso la Gran Bretagna e il Centro egiziano che li dà agli ambulanti. Non ho poteri a questo proposito. (…) Voglio idee a partire da tale questione (i diritti degli ambulanti e le attività per loro, ndr), la più importante per noi e si potranno sviluppare idee”.
La telecamera di Abdallah era nascosta in un bottone ed era della polizia, a seguito di una denuncia presentata dallo stesso ambulante, forse per incastrare Regeni, ma ora è quel video che rende complicata la posizione dello stesso ambulante.
Mentre continuano le indagini svolte dai magistrati egiziani e da quelli italiani Giuseppe Pignatone e Sergio Colaiocco, è arrivato il via libera della Procura egiziana all’invio da parte dell’Italia di esperti, anche di una ditta specializzata tedesca, nel recupero dei dati delle videocamere di sorveglianza.
Oggi Ahmed Said, presidente della commissione Affari esteri del Parlamento egiziano, è intervenuto in aula si è detto fiducioso che “tra uno o due mesi” vi sarà la conclusione del caso Regeni. “Confortato dal fatto che le autorità italiane si siano dette soddisfatte dai progressi”, ha sottolineato che “E’ nell’interesse di tutti trovare una soluzione”. Lui stesso si è detto disponibile “a fare tutto il possibile per arrivare una volta per tutte a che il caso sia risolto”.
Ha quindi aggiunto che “Per l’Egitto è stato un episodio drammatico, che non viene dimenticato facilmente e che non viene preso alla leggera” (…) “c’è molta pressione sulle autorità perché la verità venga fuori”.
Nel corso dell’audizione Said ha detto che “A nome degli egiziani e del Parlamento egiziano porgo le mie più sentite condoglianze al signor e alla signora Regeni, i genitori di Giulio. Nessun genitore dovrebbe mai dover trovare il proprio figlio in quelle condizioni”.