Egitto. Le preoccupazioni di al-Sisi per il conflitto di Gaza

di Giuseppe Gagliano –

Le tensioni tra Egitto e Israele sono aumentate a causa dell’offensiva israeliana a Gaza, che ha provocato la morte di numerosi civili palestinesi, e della crescente pressione che questo conflitto esercita su tutta la regione mediorientale. L’Egitto, che condivide un confine con Gaza e ha storicamente svolto un ruolo di mediazione tra Israele e i gruppi palestinesi, si trova in una posizione delicata. Il Paese ha un forte interesse nella stabilità regionale, soprattutto per evitare un afflusso massiccio di rifugiati e l’intensificarsi della violenza ai suoi confini.
L’aumento delle tensioni è legato anche al fatto che l’Egitto è stato uno dei principali firmatari degli Accordi di Camp David nel 1979, che hanno normalizzato le relazioni con Israele. Più recentemente, gli Accordi di Abramo del 2020, promossi dagli Stati Uniti, hanno rafforzato la cooperazione tra Israele e vari Paesi arabi, inclusi Emirati Arabi Uniti e Bahrein, favorendo relazioni economiche e diplomatiche più strette tra Israele e il mondo arabo. Tuttavia, l’offensiva israeliana rischia di minare questi progressi, poiché molti Paesi arabi sono stati costretti a fare i conti con le pressioni interne a favore della causa palestinese e contro le azioni militari di Israele.
Per quanto riguarda l’Egitto, il presidente Abdel Fattah al-Sisi ha espresso preoccupazioni crescenti sull’instabilità che il conflitto israelo-palestinese potrebbe portare nella regione. L’Egitto ha storicamente mediato per evitare escalation tra Israele e Hamas, ma l’intensificarsi delle operazioni israeliane e l’isolamento di Gaza stanno mettendo a dura prova questa politica. Inoltre, l’Egitto teme un aumento del numero di rifugiati palestinesi che potrebbero cercare di attraversare il confine con il Sinai, una regione già colpita da insurrezioni terroristiche.
Concretamente l’Egitto ha adottato una serie di misure. Ha mantenuto il valico di Rafah, l’unico punto di accesso a Gaza non controllato da Israele, aperto per l’invio di aiuti umanitari, ma ha limitato il transito di persone per evitare un eccessivo afflusso di rifugiati. Al-Sisi ha anche fatto pressione per un cessate il fuoco, cercando di negoziare con entrambe le parti per fermare il conflitto. Inoltre, l’Egitto sta collaborando strettamente con altri Paesi arabi e con la comunità internazionale, in particolare con gli Stati Uniti, per cercare di ridurre le tensioni e trovare una soluzione diplomatica al conflitto.
Tuttavia la posizione dell’Egitto è complessa poiché,da un lato cerca di mantenere relazioni stabili con Israele, mentre dall’altro deve rispondere alle pressioni interne e regionali a favore della causa palestinese. Se il conflitto dovesse continuare a intensificarsi, l’Egitto potrebbe essere costretto a rivedere la propria politica nei confronti di Israele, mettendo a rischio non solo la cooperazione bilaterale, ma anche gli Accordi di Abramo, che sono già sotto pressione a causa della crisi in corso. Concretamente l’Egitto sta considerando vorrei essere delle modifiche agli Accordi di Camp David del 1979, che stabiliscono la smilitarizzazione della penisola del Sinai, per consentire legalmente la presenza di un maggior numero di forze egiziane lungo il confine con Gaza. Questi emendamenti sono diventati una questione centrale in seguito all’aumento delle tensioni con Israele, soprattutto dopo l’escalation di violenza nella Striscia di Gaza.
L’Egitto ha già inviato truppe e veicoli corazzati nel Sinai settentrionale, vicino al confine con Gaza, come parte di una risposta di sicurezza, ma le restrizioni imposte dagli Accordi di Camp David limitano la possibilità di una presenza militare su larga scala. Tuttavia, secondo fonti diplomatiche, il Cairo starebbe valutando l’ipotesi di emendare gli accordi per formalizzare e legalizzare tali dispiegamenti senza violare i trattati.
Inoltre, il governo egiziano ha minacciato di rivedere anche le relazioni diplomatiche con Israele qualora venisse violata la città di Rafah, considerata cruciale per la gestione del confine e il controllo dei flussi di aiuti e persone tra Egitto e Gaza. Il potenziale aumento delle tensioni e il rischio di sfollamento forzato dei palestinesi stanno ulteriormente spingendo l’Egitto a rivedere questi accordi per garantire la propria sicurezza nazionale lungo i confini con Israele e Gaza.