Egitto. Regeni: consegnati alla Procura italiana i filmati delle telecamere. Soddisfazione di Alfano

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I filmati delle telecamere a circuito chiuso della stazione della metropolitana di Dokki risalenti al 25 gennaio del 2016, dove sarebbe passato, stando alla cellula agganciata dal cellulare, il ricercatore italiano Giulio Regeni, sono stati consegnati alla delegazione italiana guidata dal sostituto procuratore Sergio Colaiocco, come il Procuratore generale egiziano Nabeel Sadeek aveva garantito.
Lo ha reso noto il ministro degli Esteri Angelino Alfano, dopo che i circa 10mila “frame”, fermi immagine, e centinaia di sequenze video lunghe non più di una decina di secondi sono stati decriptati e ricomposti da un sofisticato software in dotazione alla società russa incaricata dal governo egiziano.
Nella nota di Alfano si legge infatti che “Sono soddisfatto per la consegna, alla Procura di Roma, delle immagini riprese dalle telecamere di sorveglianza della metropolitana del Cairo, nelle ore precedenti alla scomparsa di Giulio Regeni”, e che “L’attività di recupero è stata svolta congiuntamente dalla Procura del Cairo e dalla Procura di Roma. Gli organi investigativi egiziani hanno lavorato con impegno e, anche grazie al lavoro del nostro ambasciatore Giampaolo Cantini, la cooperazione giudiziaria si è intensificata negli ultimi mesi”.
“Si tratta di immagini a lungo ricercate dall’ufficio giudiziario romano e il loro recupero aggiunge un tassello importante alle indagini. L’attenzione pressante e il lavoro di squadra delle istituzioni su questo caso, porterà a fare piena chiarezza sulla tragica morte di Giulio”, ha aggiunto il ministro Alfano.
In novembre il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi aveva affermato la volontà che quanto prima si arrivasse a capo della vicenda. Aveva fatto inoltre notare in conferenza stampa che il cadavere seviziato del giovane ricercatore italiano, di cui si erano perse le tracce nella capitale egiziana la notte del 25 gennaio 2016 (anniversario di Piazza Tahrir), era stato ritrovato il 3 febbraio, nello stesso momento in cui era in corso la missione imprenditoriale guidata dall’allora ministro Federica Guidi, cosa che aveva bloccato potenziali investimenti italiani in fase di realizzazione in Egitto.